«Migranti benvenuti: con loro torna in vita il nostro centro storico»

«Migranti benvenuti: con loro torna in vita il nostro centro storico»
di Antonio Borrelli
Sabato 12 Gennaio 2019, 11:20
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Proprio nei mesi in cui l'immigrazione resta uno dei temi di maggiore attualità nel nostro Paese, arriva un annuncio che potrebbe porre la cittadina come modello all'avanguardia in fatto di integrazione. È l'intenzione del sindaco Giorgio Magliocca.

Il primo cittadino starebbe pensando ad un grande piano per la valorizzazione dell'immigrazione che si distacchi dai sistemi di accoglienza diffusi: «Penso a forme di accoglienza nel centro storico che possano rivitalizzare il cuore della nostra cittadina e contribuire alla crescita economica. Già tuttora, se non fosse per gli stranieri che acquistano in centro, i piccoli negozi avrebbero già chiuso. Dobbiamo perciò stimolare anche la nostra microeconomia. Inoltre il centro storico si sta svuotando sempre di più a causa della mortalità e delle migrazioni al nord e all'estero».

Secondo l'Istat, al primo gennaio risultano censiti 287 stranieri regolarmente residenti a Pignataro Maggiore. Sono 139 i maschi e 148 le femmine. che rappresentano circa il 5% della popolazione totale. Con questi numeri un progetto alternativo di accoglienza diffusa potrebbe essere davvero realizzabile. «È un'idea che ho in testa da qualche mese - specifica Magliocca -. Non c'è nulla di programmato, ma ci sto pensando sempre più seriamente». D'altronde, gli ultimi dieci anni di flussi migratori in uscita hanno letteralmente desertificato uno dei centri urbani più importanti dell'alto casertano.

Nel 2018 la cittadina all'ombra del monte Maggiore ha infatti registrato 5.964 residenti, a fronte dei 6.426 del 2008. Un dato negativo di quasi 500 unità che non si registrava da cinquant'anni.

A seguito di una precedente inchiesta de Il Mattino sullo spopolamento della cittadina, nel novembre scorso era stato proprio il presidente della Provincia e sindaco a spiegare i motivi che avrebbero condotto alla situazione attuale: «Siamo in linea con il calo in tutta la regione Campania, ma nel caso di Pignataro Maggiore hanno influito tre fattori: il rallentamento delle nascite, la mancanza di lavoro sul territorio e soprattutto l'assenza di uno sviluppo urbanistico, fattore che ha fatto sì che molte giovani coppie costruissero abitazioni altrove, non potendo farlo nel paese di origine. L'ultimo Puc, infatti, risale al 1980; nei prossimi mesi, dopo 28 anni, approveremo un nuovo piano urbanistico per sviluppare la nostra cittadina».

L'idea di uno percorso che inglobi al suo interno sia le politiche sociali di integrazione che l'impulso all'economia pignatarese (già tentato e in parte riuscito in altre piccole realtà del Meridione), potrebbe allora davvero rappresentare una soluzione innovatrice per il futuro di Pignataro nei prossimi cinquant'anni. E ora qualcuno in città già immagina un borgo 2.0 multiculturale e organizzato, in cui rivivono le antiche atmosfere dei centri antichi in un mix di modernità.
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