Cade l’aggravante mafiosa per Emilia D’Albenzio, moglie dell’ex carabiniere Lazzaro Cioffi arrestata con il marito e svariati altri soggetti con l’accusa di avere intrattenuto rapporti d'affari con la criminalità organizzata di Caivano.
La donna, residente a Maddaloni, fu condannata in primo grado a sei anni di carcere per intestazione fittizia di beni e riciclaggio aggravato dal metodo mafioso. Ieri è stata assolta dall’accusa di avere agito in combutta con la camorra e condannata a soli due anni, con pena sospesa, per il solo reato di intestazione fittizia. Il pg aveva chiesto per lei la conferma della condanna di primo grado. La donna, all’epoca dei fatti - il 2016 - era proprietaria di un ristorante a Casagiove. Dalla ricostruzione della Dda di Napoli emerse che aveva venduto il bistrot «Antica Appia» a un prestanome di Pasquale Fucito, narcotrafficante di Caivano noto con il soprannome di Shrek. Lo stesso soggetto, stando agli accertamenti della polizia giudiziaria, era spesso a cena nel ristorante della donna e, sempre secondo la Dda, suo marito, carabiniere, gli aveva fornito soffiate circa indagini in corso sul suo conto.
La posizione di Lazzaro Cioffi è tutt’ora in dibattimento dinanzi al tribunale di Napoli Nord.
È ancora in corso, come detto, il dibattimento per l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, per anni punto di riferimento del gruppo carabinieri Castello di Cisterna nella lotta alla camorra, poi accusato di avere fatto affari proprio con la criminalità organizzata e tutt’ora detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Rappresentato dagli avvocati Vittorio Giaquinto e Saverio Campana, deve difendersi dall’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. La prossima udienza, per lui, è fissata a marzo.