Molestie in piscina alla promessa del nuoto: condannato l'istruttore degli olimpionici

Molestie in piscina alla promessa del nuoto: condannato l'istruttore degli olimpionici
di Marilù Musto
Mercoledì 20 Dicembre 2017, 11:42
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È una storia dove lui è più forte: istruttore, 48 anni, bell'uomo, pigmalione di campioni olimpionici e tanto altro. Per la magistratura, aveva abusato di una futura stella del nuoto appena quattordicenne, affascinata dall'istruttore. Lui, avrebbe approfittato di lei, minorenne. È stato condannato a quattro anni di reclusione dal giudice Fabrizio Finamore del tribunale di Napoli nord. Giuseppe Capasso, da tutti conosciuto come Pino, è l'ex istruttore di nuoto della piscina polisportiva Sant'Antimo accusato di molestie nei confronti di una promessa del nuoto, oggi sedicenne. L'allenatore avrebbe violentato la giovane atleta negli spogliatoi prima e dopo gli allenamenti, ma anche durante le trasferte per le gare in vasca, sia in Italia che all'estero.

Il giudice lo ha condannato a soli quattro anni, a fronte di una richiesta del pubblico ministero della procura di Napoli nord, diretta da Francesco Greco, di 10 anni. La vittima, napoletana, tesserata con il centro Polisportivo di Sant'Antimo, era finita al centro dell'attenzione del suo istruttore, oggi di 49 anni, arrestato l'undici novembre del 2016 dagli uomini della squadra mobile di Napoli. Per lui, sposato con figli, scattarono i domiciliari per abuso sessuale. Stando alle indagini, fra allieva e tecnico sportivo era nata una storia d'amore, solo che lei, la ragazzina, era troppo piccola per lui. Avrebbe dovuto capirlo, lui. E, invece, è scoppiato lo scandalo.
 
A scoprire la «storia» erano stati i genitori della futura campionessa che avevano fiutato quelle rapide avances e immediate ritirate dell'istruttore.

La ragazzina aveva cominciato a frequentare la piscina quando aveva solo sei anni, il nuoto era diventata più che una passione, una ragione di vita.

I selezionatori avevano cominciato a credere in lei, la Federazione le teneva gli occhi addosso: prima a livello regionale poi al nazionale e più avanti anche all'estero, stavano arrivando coppe e medaglie. Poi, la complicità con il mister, la nascita di una intesa che andava oltre, troppo oltre il semplice rapporto sportivo.
I primi «avvicinamenti» si erano verificati dopo un allenamento. Una sera, negli spogliatoi, svuotati dagli atleti, i due si erano accarezzati. Troppo. Poi, la piccola campionessa non ha più potuto nascondere la storia. E l'ha spiegata, in lacrime, ai genitori.

Un racconto lucido, il suo. La ragazzina ha parlato degli abusi subiti: le prove sono venute fuori nel corso dell'indagine e purtroppo anche dagli accertamenti clinici a cui la vittima è stata sottoposta. A novembre del 2016, l'arresto del presunto pedofilo che, però, ha sempre negato il coinvolgimento. Il giudice non gli ha creduto. E, intanto, la Polisportiva Sant'Antimo e il Centro Sportivo Sant'Antimo, un anno fa, avevano allontanato lo spettro dell'orco con un secco comunicato nel quale si chiariva che l'istruttore «non collabora più con la struttura, a tutela degli utenti e del buon nome della stessa». Qualche giorno fa, è arrivata la condanna a quattro anni di reclusione per Giuseppe Capasso. La difesa, ricorrerà in appello. Intanto, Capasso, pare prosegua la sua attività di istruttore. Questa volta a Benevento.
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