Mondragone, dopo gli scontri la paura: cittadini in coda per il test volontario

Mondragone, dopo gli scontri la paura: cittadini in coda per il test volontario
di Pierluigi Benvenuti
Venerdì 26 Giugno 2020, 23:31 - Ultimo agg. 27 Giugno, 11:41
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È tornata sotto controllo la situazione nella zona rossa dei palazzi ex Cirio a Mondragone, dopo le tensioni e la guerriglia urbana dell’altro giorno. Resta però lo stato di allerta. La sensazione è di una tregua armata, in una città ormai divisa in due. E dove l’emergenza sanitaria si è trasformata in emergenza sociale, scatenando rancori e rabbia latenti da tempo tra la comunità di immigrati bulgari e gli italiani, sopita finora soltanto dalle reciproche convenienze economiche.  

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L’ulteriore rappresaglia organizzata nel corso della notte scorsa dai mondragonesi è il segno della tensione ancora viva: un piccolo furgone di proprietà di un immigrato è stato dato alle fiamme in via Pescara. Il rogo, subito spento dai vigili del fuoco, è stato innescato da una bottiglia incendiaria. Alcune autovetture parcheggiate nella stessa strada, con targa bulgara, sono state danneggiate. Anche per questo l’attenzione sulla zona è rimasta massima e proseguono le attività di controllo e i presidi di ordine pubblico da parte delle forze dell’ordine. Dall’altra sera, come annunciato dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, sono arrivati i rinforzi dell’Esercito (un centinaio di militari in tutto) a sorvegliare i varchi di accesso ai cinque brutti palazzoni al centro della città intorno ai quali, da lunedì scorso, è stato steso un cordone sanitario per l’insorgere di un nuovo focolaio epidemico da coronavirus. Rintracciati anche i 19 cittadini stranieri di cui si erano perse le tracce. 

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È stato completato intanto lo screening di massa sugli occupanti delle palazzine, in isolamento domiciliare fino a martedì prossimo. In totale sono stati eseguiti 743 tamponi. Il numero dei positivi è fermo a 43, di cui 9 casi si sono registrati nello stabile occupato in prevalenza da italiani, il resto in quelli dove vivono i bulgari di etnia rom. Nel report dell’Asl Caserta relativo ai contagi del coronavirus in provincia, tutto resta a zero. Ma la popolazione ha paura mentre è iniziato il tamponamento facoltativo per tutti i cittadini di Mondragone, in particolare per quelli residenti nell’area circostante la zona rossa. A ieri sera erano stati eseguiti cinquecento test nei due camper dell’azienda sanitaria di Caserta giunti appositamente. Sottoposti a controllo anche i proprietari e i dipendenti dei locali commerciali ai margini della zona rossa. L’obiettivo è eseguire tra i 3 ed i 4mila esami, per verificare se c’è stata una diffusione del contagio. I positivi andranno in isolamento domiciliare per 14 giorni e saranno assistiti, «ma dobbiamo spegnere assolutamente il focolaio e non farlo diffondere nei comuni vicini. La provincia di Caserta è una di quelle che ha retto meglio ed è doveroso contenerlo», ha affermato il governatore della Campania Vincenzo De Luca. I risultati dello screening sono fondamentali per decidere le misure da assumere. Se i positivi dovessero crescere, il rischio è l’estensione della zona rossa all’intero territorio. 
 


De Luca ha parlato anche della situazione dei palazzi ex Cirio e l’ha definita «incancrenita da dieci anni di fronte alla quale tutti hanno girato la testa. Una questione che prima che alla Regione spetta in primo luogo al ministero dell’Interno, alla prefettura, alle forze ordine risolvere. Per dieci anni si è fatto finta di non vedere che questo problema c’era». Immediata la risposta di Stefano Caldoro, capo della opposizione di centrodestra in Consiglio regionale e candidato a presidente della Regione: «L’emergenza di Mondragone è di queste ore e nasce da ordinanze sbagliate e dalla mancata prevenzione sanitaria e sociale. C’è solo un responsabile: chi guida la Regione oggi». Lunedì sarà in città anche il leader della Lega Matteo Salvini. Il consigliere regionale Giovanni Zannini, vicino a De Luca, lo ha definito “un cazzaro”. La replica dell’ex ministro non si è fatta attendere: «Il clan De Luca mi insulta di nuovo, questa volta per il caos di Mondragone. Lunedì sarò sul posto, alla faccia della sinistra che dice di non volermi, per toccar con mano l’ennesimo disastro del Pd in Campania. De Luca annunciava lanciafiamme e si ritrova a piagnucolare dal governo perché da solo non riesce a controllare la situazione». Per il segretario regionale della Lega Nicola Molteni «quanto successo a Mondragone è il risultato della politica delle porte aperte» mentre per Giovanna Petrenga (Fdi) «la politica show di De Luca mostra la vera incapacità di gestire e controllare una situazione ad alto rischio». Ieri è stato invece il giorno della visita del console bulgaro in Italia, Ermelina Peycheva. Ha incontrato il sindaco Virgilio Pacifico per capire come poter essere di aiuto. «L’emergenza credo sia più sociale che sanitaria, in quanto i bulgari di etnia rom hanno una mentalità particolare», ha affermato. Sugli scontri dell’altro giorno è intervenuto il vescovo di Sessa Aurunca monsignor Orazio Francesco Piazza, esprimendo preoccupazione per «il modo umorale di affrontare la questione e per la possibile escalation di una violenza alimentata da interferenze e strumentalizzazioni esterne». 

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