Morto in disastro ferroviario, la vedova:
«Voglio giustizia, chi sa parli»

Morto in disastro ferroviario, la vedova: «Voglio giustizia, chi sa parli»
di Mary Liguori
Giovedì 27 Aprile 2017, 08:08 - Ultimo agg. 09:43
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Gli occhi sono asciutti dopo aver pianto in una sola giornata le lacrime di una vita intera. La vita accanto al suo uomo, il compagno di sempre, una storia iniziata quando lei andava all’università e poi si preparava all’esame di abilitazione e lui, Achille De Lisa, otteneva il primo impiego alla Costruzioni Generali Ferroviarie di Eduardo Rossi, il colosso di Grottaglie con sede all’Eur di Roma che si occupa di manutenzione e riparazione di tratte ferrate in tutta Italia. Angelina Corvino, l’avvocato civilista di Mondragone che ieri ha perso il marito nel drammatico incidente ferroviario nel Brennero, è stravolta dal dolore, ma lucida e determinata. «Esigo giustizia», afferma con voce calma. E ieri notte è partita per Bolzano insieme a uno dei fratelli del marito, intenzionata a seguire da vicino le operazioni di verifica in corso per fare chiarezza su una vicenda rispetto alla quale la procura di Bolzano ha immediatamente aperto un’inchiesta su ipotesi di reato che vanno dall’omicidio colposo plurimo alle lesioni.

Achille ieri sarebbe tornato a casa, dopo una trasferta iniziata dopo le festività pasquali. Il rientro era previsto per le diciotto. Ma in quel villino a due piani in via Siracusa a Mondragone, dove viveva con la moglie e la figlia di sedici anni, non metterà mai più piede. Il 52enne era con Salvatore Verolla, l’altra vittima, sulla piattaforma che ha preso fuoco dopo l’impatto con un convoglio che trasportava 1500 tonnellate di traversine. «Altri si sono messi in salvo, si solo lanciati dal mezzo prima che divampasse l’incendio, mi chiedo perché mio marito e l’altro operaio deceduto non siano stati avvisati in tempo con le ricetrasmittenti che c’era un guasto sul treno che stava arrivando», afferma Angelina. «Mi chiedo - continua - se ci fosse in quel momento un responsabile del cantiere addetto a certi controlli».

Non piange Angelina. Non piange più. Nella tragedia immane che ha travolto la sua famiglia ragiona sul da farsi e su ciò che va fatto se qualcuno è responsabile per la morte di suo marito. «Ci sono stati altri incidenti nel passato, l’ultimo nell’estate scorsa, ma gli altri operai in questi casi tendono a omettere parti dei propri racconti della realtà perché temono ripercussioni sul loro lavoro». «Ma due persone sono morte, chi sa la verità ed ha assistito ai fatti, ne parli con i magistrati», l’appello di Angelina è diretto ai sopravvissuti di quella che i soccorritori hanno definito una vera e propria «apocalisse». 

Si respira tanta rabbia in casa De Lisa. Come se non bastasse la grave perdita, la famiglia ha saputo dell’incidente attraverso i giornali on line. «Mia cugina ha letto su internet di quello che era accaduto nel Brennero e ha iniziato a chiamare sul cellulare di Achille, ma squillava a vuoto», racconta Valerio, un nipote della vittima. «Dalla Costruzioni Generali Ferroviarie nessuno ci ha comunicato quanto era accaduto - conferma Angelina - solo alle 14,30 siamo stati avvisati dalle forze dell’ordine che tra le vittime c’era anche mio marito». Un ritardo inspiegabile considerato che l’incidente è avvenuto intorno alla mezzanotte. 

«Tutto ciò che sappiamo lo abbiamo appreso attraverso i tg e i giornali on line - aggiunge la donna - dopo trent’anni di lavoro per la stessa azienda certo non ci aspettavamo un comportamento del genere».

Achille, come Salvatore Verolla e due dei tre feriti del disastro ferroviario, abitava a Mondragone e nella comunità domitia diversi operai specializzati nei lavori alle strade ferrate sono assunti da tempo dalla Costruzioni Generali. «Si tratta di una azienda che opera su tutto il territorio nazionale, un 

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