Nome cancellato dall'ambulanza dei bimbi, Gigi D'Alessio: «Sono deluso»

Gigi D'Alessio
Gigi D'Alessio
di ​Laura Cesarano
Martedì 19 Gennaio 2016, 07:51 - Ultimo agg. 12:40
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Sull’ambulanza donata dai fratelli Vanzina al Bambin Gesù c’è il loro nome «e nessuno si sogna di toglierlo». Ma Gigi D’Alessio è un’altra cosa. Grandi successi e grandi polemiche lo accompagnano sempre, in tandem, come del resto spesso accade per Napoli e quanto la riguarda. E anche stavolta non si fa eccezione.
 



Via il nome dal mezzo di soccorso, il modello più attrezzato in Europa per le emergenze neonatali, dono consegnato il 6 dicembre scorso all’ospedale di Caserta e a disposizione di tutto il territorio regionale. Sulla fiancata restano i marchi delle «acque della salute», Rocchetta e Uliveto, che hanno firmato la raccolta fondi assieme all’artista. Ma il nome del cantante è stato coperto. Perché, come hanno fatto sapere i commissari alla guida dell’azienda ospedaliera «Nel protocollo d’intesa non era previsto che ci fosse». 
Chi l’ha avvisata della «novità»?
«Dal fan club mi hanno girato una foto via WhatsApp. Erano indignati. Ho ricevuto migliaia di messaggi di solidarietà».
Un gesto che ha definito intimidatorio. 
«Solo due giorni fa il primario di Pediatria dell’ospedale di Caserta Attilio Romano mi aveva chiamato per darmi la buona notizia: l’ambulanza era stata appena utilizzata per soccorrere un bimbo in coma epatico. Sul mezzo c’era scritto: donata da Uliveto e Rocchetta insieme a Gigi D’Alessio. Era una cortesia voluta dall’azienda. Con tante emergenze e carenze, non si capisce come mai all’ospedale si dedichi tempo a occuparsi di una cosa così».
Senza di lei la raccolta non ci sarebbe stata.
«Quando fui contattato dai dirigenti di Uliveto e Rocchetta per fare da testimonial, io proposi di fare il concerto (quello dello scorso settembre davanti alla Reggia, ndr). I marchi, che donavano 30 centesimi per ogni fardello d’acqua venduto, avrebbero sostenuto le spese dello spettacolo, io avrei partecipato gratis e avremmo venduto i diritti televisivi a La 7. Il risultato fu una raccolta di 400mila euro».
Come sono stati impiegati?
«Sono stati donati mobili all’ospedale San Giuseppe Moscati di Aversa, ristrutturato il pronto soccorso del Santobono-Pausilipon e acquistata l’ambulanza».
Ma anche su quel concerto non mancarono le polemiche, stavolta sulla presenza di una cantante figlia di un boss.
«Come ho già detto, quella cantante veniva da ”Ti lascio una canzone” ed era arrivata con gli artisti di ”Made in sud”, io non ne sapevo di più. Semmai, comunque, avrei fatto un ”miracolo”, visto che partecipava a un concerto per la legalità e contro i veleni della Terra dei fuochi». 
Ogni tanto il suo nome viene associato da qualcuno a fatti che riguardano in qualche modo la criminalità organizzata.
«Se dopo venti anni di carriera stiamo ancora parlando della partecipazione a matrimoni e simili, allora è meglio che lasciamo perdere».
Come continuano le iniziative per i bimbi della Terra dei fuochi?
«Ho dato vita all’associazione Terra dei cuori per aiutare i bambini che lottano contro i tumori. Il primo obiettivo è raccogliere 300mila dollari per Aurora, la piccola di Giugliano che ha bisogno di cure speciali al Md Anderson Cancer Center di Houston. Prossimo evento, al quale io però non prenderò parte, il 29 gennaio al Palapartenope. Il 21 giugno il mio concerto al San Paolo. Inoltre tutti gli incassi della canzone Malaterra saranno devoluti per sette anni alla causa». 
E la tournée?
«Il 27 parto per il tour in Australia, e per la prima volta in Cina e Giappone». 
Parlerà anche lì di «Malaterra»?
«È il nome del tour.
E certo che sì: è una canzone d’amore per la mia terra».

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