Omicidio Mollicone, c'è
un altro colpo di scena in tv

Omicidio Mollicone, c'è un altro colpo di scena in tv
di Angela Nicoletti
Mercoledì 17 Novembre 2021, 08:45 - Ultimo agg. 09:25
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Il delitto di Serena Mollicone continua ad essere costellato di colpi di scena. Nel corso della trasmissione televisiva Le Iene andata in onda lunedì sera su Italia Uno è emerso un dato che fino ad oggi era sfuggito ai più.
Nel corso della ricostruzione giornalistica da parte di Veronica Ruggeri spunta un'intervista in esclusiva a Rosa Mirarchi, una dipendente della ditta che si occupava della pulizia della caserma dei carabinieri di Arce nel lontano 2001. L'addetta dichiara che, nei mesi successivi al ritrovamento del cadavere di Serena Mollicone, venne contattata dalla signora Anna Maria Mottola, moglie dell'allora comandante della stazione di carabinieri, il maresciallo Franco Mottola. La donna le chiese se potesse pulire usando dei prodotti disincrostanti, un alloggio in disuso ma utilizzato da tutti coloro che vivevano nella struttura militare. «Mi disse che doveva togliere delle macchie strane dal pavimento perché in quell'appartamento si sarebbe dovuta svolgere una festa - spiega Mirarchi -. E così furono utilizzati dei prodotti a base di acido».

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Quella che agli occhi dei più sembrerebbe una banale richiesta, agli occhi degli inquirenti è parso un tentativo di cancellazione (peraltro riuscito sempre secondo la Procura di Cassino) di tracce ematiche, di tracce di dna e di impronte digitali appartenenti alla studentessa diciottenne scomparsa nel giugno del 2001 e poi trovata morta, abbandonata in un bosco tra rifiuti e vecchi elettrodomestici.

Per il suo assassinio sono finiti sotto processo tre componenti della famiglia Mottola: oltre che al maresciallo Franco ed alla moglie Anna Maria anche il figlio Marco e due carabinieri all'epoca dei fatti in servizio ad Arce. Il 22 marzo del 2016 il cadavere di Serena Mollicone viene riesumato e trasferito dal medico legale Cristina Cattaneo presso il Laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof) dell'Università degli Studi di Milano. La Cattaneo ha concluso la seconda autopsia nel novembre del 2017 depositando una perizia di 250 pagine nella quale spiega che Serena Mollicone fu vittima di un'aggressione brutale e spietata avvenuta all'interno dell'appartamento in disuso della caserma. L'aguzzino o gli aguzzini le avrebbero sbattuto con violenza la testa contro una porta per poi picchiarla come confermato dagli ematomi rinvenuti sui glutei e sugli arti inferiori. Tra i capelli della studentessa sono state rinvenute schegge di legno compatibili con quelle della porta danneggiata e rivenuta dopo anni all'interno dell'alloggio di servizio di uno dei carabinieri oggi sotto processo. Non solo.

Serena Mollicone, che poteva essere salvata nonostante il trauma cranico, è morta soffocata dalla busta di plastica che le è stata infilata sulla testa. Il tutto sarebbe avvenuto nell'appartamento tirato a lucido dall'ignara donna delle pulizie.
 

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