Il giallo di Katia, l'ultima svolta:
il marito non confessò al telefono

Il giallo di Katia, l'ultima svolta: il marito non confessò al telefono
di Biagio Salvati
Lunedì 29 Aprile 2019, 12:16 - Ultimo agg. 12:54
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S. MARIA. C. V. - Emilio Lavoretano, l’ex gommista sotto processo per essere fortemente sospettato del misterioso omicidio di Katia Tondi, la mamma di 33 anni trovata strangolata il 20 luglio del 2013 nell’appartamento  di San Tammaro non pronunciò la frase ‘Sono stato io’ mentre conversava al telefono con l’operatore del 113, durante quella drammatica richiesta di soccorso per la moglie. E’ la conclusione alla quale è giunto l’esperto nominato dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere presieduta da Giovanna Napoletano, che ha depositato questa mattina, in aula, l’esito della perizia fonica. Stando all’elaborazione dell’audio, Lavoretano disse, in realtà, ‘Sta tutta nera’ riferendosi al colore da cianosi del corpo della donna morta per soffocamento.

L’analisi della telefonata è entrata nel processo sulla base di un servizio televisivo a cura di Ilaria Mura per la trasmissione Quarto Grado, dove si era ipotizzato, con un lungo approfondimento, che il marito avesse pronunciato la frase ‘sono stato io’. Per il pubblico ministero Domenico Musto il colore nero collocherebbe la morte della donna in un orario diverso da quello sostenuto per l’alibi ma l’avvocatessa Natalina Mastellone, difensore dell’imputato, sostiene che la donna era cianotica in quanto morta per soffocamento e che Lavoretano già affermò questo dettaglio (‘nera’) nei primi interrogatori. Sarà però la superperizia medico-legale, disposta dalla Corte, a stabilire l’orario sul quale non si trovano concordi altri due medici.
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