Qualche mistero è stato svelato durante l’incidente probatorio: è stato il profilo Instagram a scatenare l’ira del padre che, nonostante da anni vivesse in Italia, non ha mai accettato che la figlia volesse a tutti i costi essere occidentale.
Si terrà il 15 dicembre l’udienza preliminare del processo a carico del 55enne che da una decina di anni vive a tra Santa Maria a Vico e San Felice a Cancello, padre della ragazza islamica, oggi 17enne, che ha denunciato le angherie psicologiche e i maltrattamenti del genitore.
Ora lei comparirà davanti al giudice Campanaro, che le chiederà di ricostruire nei dettagli tutta la vicenda che, a poche ore dalla giornata sulla violenza sulle donne, assume forme e dimensioni ben più ampie in una zona come quella della Valle di Suessola, ultimamente «macchiata» dall’omicidio della 33enne Maria Tedesco. «È un processo delicato – dice l’avvocato Raffaele Carfora, difensore del padre - ma che affrontiamo con la serenità di poter spiegare come si sono svolti i fatti in contestazione. Più in generale, ritengo che il fenomeno della violenza di genere vada combattuto soprattutto sul piano della prevenzione. Nel 2017 l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo con la nota sentenza Talpis, nella quale si rimproverava al nostro Paese non già l’incapacità di punire bensì un sistema di contrasto preventivo non adeguato».