Palamaggiò in fiamme, l'incendio è un giallo:
la pista della vendetta per la fine della Juve

Palamaggiò in fiamme, l'incendio è un giallo: la pista della vendetta per la fine della Juve
di Mary Liguori
Martedì 15 Giugno 2021, 12:00 - Ultimo agg. 16 Giugno, 08:11
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Chi ha dato fuoco alle cataste di documenti ancora ammassate al primo piano del plesso uffici del Palamaggiò aveva intenzione di distruggere l'intero impianto. Cancellare, col fuoco, la storia stessa non solo di un luogo, ma di una squadra, la Juvecaserta, che trent'anni fa portava per la prima e unica volta lo scudetto di basket nel Mezzogiorno d'Italia. I danni li hanno limitati i vigili del fuoco che sono riusciti a circoscrivere l'incendio al solo edificio adiacente il glorioso campo sul quale, fino a un anno fa, si battevano i bianconeri, prima che il cambio di società cancellasse dalla piazza la Juve. Una porta forzata e una sorta di innesco sono la prova che il rogo al Palamaggiò è stata cosa tutt'altro che accidentale. Il fuoco si è propagato esclusivamente all'interno dell'edificio; le aree ormai incolte che circondano l'impianto non sono state coinvolte dal rogo per cui l'incendio non può avere avuto un'origine accidentale proveniente dall'esterno. Sul caso indaga la polizia giudiziaria dei vigili del fuoco di Caserta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Sul posto, domenica pomeriggio, presenti anche i carabinieri della compagnia di Caserta. 

Chi avrebbe dovuto tutelare il Palamaggiò? Perché un impianto sportivo che ha ospitato non solo le gare casalinghe della Juvecaserta, ma in passato, anche artisti di fama internazionale, è rimasto alla mercé di vandali e piromani o, peggio, di qualcuno motivato a procurare danni per ragioni precise, benché l'impianto sia sotto la tutela del tribunale? È una delle domande cui gli investigatori tenteranno di dare risposte.

Al momento si sa che neanche le telecamere che circondano l'impianto potranno tornare utili agli investigatori. È tutto spento a Castelmorrone, anche l'impianto di videosorveglianza di un edificio attiguo è risultato inutile perché non funzionante. Prima di cercare i piromani, se la relazione finale dei vigili del fuoco confermerà l'origine dolosa dell'incendio - sulla quale sembrano esserci, comunque, davvero pochissimi dubbi - la Procura cercherà di individuare anche le responsabilità della mancata sorveglianza della struttura. Trovare gli autori del disastro sembra, almeno in questo momento, impresa assai ardua: senza un testimone, né un supporto video dal quale partire, rintracciare i responsabili materiali dell'incendio è, di fatto, quasi impossibile. Naturalmente, ciò non toglie che ci siano una serie di piste al vaglio. Che vanno dalla bravata di un gruppo di vandali di passaggio fino al raid organizzato per colpire qualcuno, per mandare un messaggio. Solo qualche settimana fa, un gruppo di pseudotifosi della Juvecaserta firmò un documento criptico e decisamente pesante in cui, rivendicando il passato glorioso della squadra di basket casertana, denunciava presunti «usurpatori» della Juve, del suo nome e della sua storia, ribadendo che di Juvecaserta ce n'è (era) una sola e che «giocava al Palamaggiò». Se ci sono nessi tra quelle esternazioni fuori dal coro nei giorni delle nostalgiche celebrazioni dello scudetto di Caserta, saranno le indagini a stabilirlo, anche se sembra improbabile che un gesto tanto vile possa essere opera di qualcuno che si è uscito allo scoperto solo qualche giorno prima. Sarebbe un firma, un'azione da sprovveduti e principianti. 

Il Palamaggiò è abbandonato alle sue sorti dai primi mesi del 2020, ma è dal 2004, dopo il fallimento che, dopo un anno di chiusura, subentrò la Provincia di Caserta che chiese all'amministrazione giudiziaria di averlo in gestione proprio per evitarne il depauperamento. Questo tipo di organizzazione si è protratta per una decina d'anni (il canone annuale iniziale era di circa 100mila euro, poi via via scese sotto i 60mila l'anno). Nel 2013, la Provincia lasciò la gestione dell'impianto (che amministrava attraverso l'Agis) e subentrò la nuova Juvecaserta che lo fittò dal curatore fallimentare pagando un canone di circa 50mila euro l'anno. Nel gennaio scorso, dopo la mancata iscrizione della Juve al campionato, il Palamaggiò è tornato alla gestione dell'amministrazione giudiziaria. Finora sono andati a vuoto i tentativi di vendere l'impianto all'asta, circa una ventina dal 2004. La prima base d'asta era di 21 milioni di euro, l'ultima di 4 milioni. Al momento sono in corso trattative private tra l'amministrazione giudiziaria e i potenziali investitori. È chiaro che il tempo che passa, l'abbandono, l'assenza di controlli e di tutela renderanno sempre meno appetibile l'impianto di per sé già difficilmente affidabile in un momento di crisi economica grave e di depressione dello sport. Soprattutto a Caserta. Nato per la Juvecaserta e sorto in soli cento giorni, il Palamaggiò sta crollando sotto i colpi del disinteresse dei privati e degli enti pubblici. Al momento, la curatela è affidata all'avvocato Raffaele Trotta.

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