Palazzina esplosa nel Casertano, il presagio di Mario: «C'è odore di gas, sono preoccupato»

Palazzina esplosa nel Casertano, il presagio di Mario: «C'è odore di gas, sono preoccupato»
di Marilù Musto
Venerdì 19 Novembre 2021, 23:01 - Ultimo agg. 20 Novembre, 18:49
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inviata a Cancello Scalo

«Secchi, servono dei secchi!», hanno urlato i vigili del fuoco, ieri mattina. Li ha forniti la famiglia che abita accanto alla palazzina degli Sgambato, ridotta in frantumi. I secchi sono serviti per togliere pietre dal buco scavato dai vigili fra le macerie per salvare Pinuccia Sammaciccio, l’unica sopravvissuta all’esplosione di Cancello Scalo. E il buco ha restituito un vaso rotondo, la tazza per la colazione, una pantofola: oggetti della quotidianità di Mario e Pinuccia, marito e moglie finiti sotto il cemento armato di via Napoli. Lei è ferita, ma viva. Lui no. Da quel buco è uscita fuori la vita, oltre 40 anni di matrimonio. Lui avrebbe compiuto 75 anni a giugno, lei a gennaio. Il signor Mario è morto forse sul colpo: è stato trovato immobile sotto a una trave nella camera da letto. L’accensione della luce in cucina da parte di Pina ha innescato l’esplosione nell’abitazione satura di gas. Mario lo aveva detto: «Sento odore di gas, non so da dove viene, devo indagare». Questo era il suo spauracchio degli ultimi giorni, lo aveva confidato agli amici della parrocchia. Quella perdita si è trasformata in una tragedia, mentre Pinuccia preparava la colazione.

Uno dei primi soccorritori dopo l’esplosione è stato Andrea D’Iglio, maresciallo in pensione: «Sono saltato dal letto e sono venuto qui di corsa, quando ho visto la nube nera in cielo ho pensato a un elicottero caduto. Poi ho capito che tutto proveniva dalla casa di Mario». Andrea D’Iglio ha provato a scavare con le mani, ma subito dopo sono arrivati i vigili del fuoco del comando provinciale di Caserta. In serata, Pinuccia è stata trasferita all’ospedale Cardarelli di Napoli per le ustioni riportate sul corpo, profonde. Nel giardino di casa sono rimaste due tartarughe, miracolosamente illese nonostante la pioggia di detriti. Il cadavere di Mario Sgambato, invece, è stato portato in serata nel reparto di Medicina Legale dell’ospedale di Caserta, in attesa di un esame esterno. Mentre scavavano per cercare il corpo, don Giuseppe De Rosa, il parroco della chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, trascorreva il suo pomeriggio inginocchiato in chiesa a pregare affinché Mario fosse trovato vivo.

Ma le speranze sono presto svanite in serata. Factotum della chiesa, la vittima dell’esplosione aveva il compito di aprire e chiudere il portone della «casa di Dio» del rione e conosceva ogni piccolo spostamento del sacerdote. «Spesso gli dicevo che gli mancava solo celebrare le messe. Mario non diceva mai di no», ha spiegato ieri don Giuseppe.

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Fa il segno della croce, don Giuseppe. «Non riesco ancora crederci – continua – ci siamo sentiti telefonicamente giovedì sera. Ieri, abbiamo pregato fino alla fine, ho addirittura chiamato sul suo cellulare per tutta la giornata, squillava ma nessuno mi ha risposto. Poi, è arrivata la notizia della sua morte e lì mi è cascato il mondo addosso». Nel tempo libero, Mario riparava le macchine da scrivere. La moglie Giuseppina è una eccellente sarta e presta spesso servizio in parrocchia. «La signora Pina è una persona dal carattere forte - dice Rosario, il suo maestro di ginnastica - è la più assidua del gruppo di Qi Gong (ginnastica dolce di origine marziale, ndr), che pratica dal 2001 - ha trascinato le amiche ai miei corsi. Una persona perbene».
 

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