Patto con il Viminale: «A gennaio giù il bunker del boss Zagaria»

Il capo dei capi dei Casalesi
Il capo dei capi dei Casalesi
Marilu Mustodi Marilù Musto
Giovedì 29 Dicembre 2022, 18:44 - Ultimo agg. 30 Dicembre, 08:49
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Dopo undici anni c’è una data: è il 16 gennaio del 2023. In questo giorno la storia del boss Michele Zagaria finirà per sempre e si ridurrà in calcinacci a distanza di due lustri, un anno e 40 giorni da quel 7 dicembre del 2011 (giorno della cattura del boss). Le istituzioni ci hanno messo tempo, come se servisse intagliare bene la data. E così, fra poco meno di un mese arriveranno le ruspe in via Mascagni a Casapesenna per abbattere e riempire di cemento la villa-bunker dove si nascondeva il camorrista Michele Zagaria detto «Casastorta», l’ultimo capo dei capi del clan dei Casalesi.
IL COMUNICATO
Ad annunciarlo è la Regione Campania che, ieri, ha spiegato che nell’ambito del progetto, realizzato dai vigili del fuoco, è previsto il tombamento definitivo del bunker sotterraneo dove si nascondeva l’ex capo del clan dei Casalesi. Non solo. Su questo evento epocale ci ha messo la firma anche il Viminale. Ieri è stato approvato dalla giunta il protocollo d’intesa tra la Regione Campania e il Ministero dell’Interno per il relativo finanziamento - a carico della Regione - di 106mila euro, circa, finalizzato alla demolizione dell’immobile di via Mascagni a Casapesenna», si legge nel comunicato diramato ieri. Di protocollo in protocollo (un mese fa fu siglato quello fra il Comune e la Regione) si è giunti a un punto d’incontro: le spese vive che gli enti pubblici dovranno affrontare per gettare a terra l’ultimo baluardo della camorra. Ci penserà la Regione che pagherà le ruspe e la mano d’opera.
LA COLATA
Il lavoro più faticoso sarà a carico dei vigili del fuoco del comando provinciale di Caserta, con l’interessamento dei nuclei specializzati di Napoli e Roma. Sarà la giusta fine del clan del calcestruzzo: morirà affogato nel cemento. Non resterà più nulla del nascondiglio di Michele Zagaria, il boss ora rinchiuso a Milano-Opera al 41 bis. Se l’impero di Michele Zagaria è ormai crollato, la villa è rimasta com’era undici anni fa. L’inerzia sul fronte del riutilizzo è venuta a galla dopo una inchiesta de Il Mattino, seguita poi da una puntata di Striscia la notizia su Mediaset.
IL DOPO
Il ruolo del Comune, successivamente, sarà più delicato perché dovrà gestire il post-intervento: di fatto, l’ente locale si impegnerà a piantare un albero, probabilmente un ulivo, sul terreno spianato, libero dalle macerie.

Ciò che resterà della villa-bunker di via Mascagni della famiglia Inquieto, sarà un simbolo di pace su un luogo che ha rappresentato la morte. A undici anni dai fatti, Vincenzo e Rosaria Inquieto, i due vivandieri che hanno ospitato il «capo dei capi» prima della sua cattura, sono liberi. Gli ex guardaspalle del capoclan non sarebbero certo contenti della demolizione della villa, anche perché pare che l’utilizzo della casa da parte dei legittimi proprietari rientrasse fra gli accordi presi con coloro che resero possibile la cattura del capoclan nella sua Casapesenna dopo 16 anni di latitanza. Ipotesi rimasta tale nel corso di questi undici anni, mai nemmeno mai smentita. Via Mascagni e la sua demolizione hanno un forte valore simbolico: qui, nel cuore di Casapesenna, a un passo dal confine con San Marcellino, il pericolosissimo ras «capastorta» condannato a tre ergastoli, fu catturato come un topo nella trappola dagli agenti di polizia guidati da Vittorio Pisani. Dentro la villa, vivevano Vincenzo Inquieto, idraulico di professione, e sua moglie, Rosaria Massa, ufficialmente gestrice di una sala da ballo. Su questa lunga storia di connivenze e silenzi si nascerà, dalle ceneri, una nuova narrazione cominciata a maggio scorso dal sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa, dal delegato per la legalità della regione Campania, Mario Morcone grazie a un confronto aperto con il delegato della Dda, Maurizio Giordano e il prefetto di Caserta, Giuseppe Castaldo. Adesso, le ruspe dei vigili del fuoco di Caserta avranno il compito di creare una tabula rasa pronta per ospitare un albero simbolo di pace.

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