Accade tutto nella notte. Nell'ampia piana adibita a coltivazioni e allevamenti nel territorio di Pignataro Maggiore si levano fiamme alte, che in pochi minuti divorano tutto quello che incontrano. L'incendio divampa nell'azienda Florio, in una vasta zona disseminata di campagne e cascine nota come Tenuta Zingaro. A lanciare l'allarme sono i titolari dell'azienda, allertati dai versi degli animali e dallo scoppiettio del fuoco. Ma quando scatta la chiamata ai Vigili del Fuoco le fiamme avevano già divorato un capannone. Va subito in fumo una cinquantina di rotoli di foraggio, che a causa della composizione in fieno e paglia accelerano la combustione. Alla fine il bilancio sarà pesantissimo: un capannone completamente distrutto e alcune macchine agricole da buttare. Un danno complessivo per decine di migliaia di euro, forse di più.
Ad indagare sul caso sono i carabinieri della Stazione di Pignataro Maggiore, guidati dal comandante Giuseppe Grumiro, coordinati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. I militari hanno raccolto le testimonianze ed effettuato i rilievi in sinergia con i vigili del fuoco di Caserta. Ed è proprio sul posto che è stata confermata la matrice dolosa dell'incendio. I militari non potranno contare su immagini di videosorveglianza né su un sistema d'allarme, mentre pare che le vittime non sappiano spiegarsi il gesto. Ma la chiara matrice dolosa del rogo non può non far pensare a ritorsioni da parte di organizzazioni criminali. Pizzo, minacce o vendette? È presto per poter ipotizzare la causa scatenante del raid notturno all'impresa agricola, ma di certo con questo nuovo atto i riflettori tornano accesi su ciò che continua a muoversi nel sottobosco pignatarese e del circondario.
Nel giugno dello scorso anno in fiamme era finito un centro di consulenza fiscale - il deposito del Caf della Cisl Pensionati - nella centralissima via Roma a Vitulazio, gestito da due coniugi.
Casi diversi tra loro, quelli appena descritti, ma inquietanti in egual modo e legati dall'unico filo di un braciere criminale che è ancora acceso e vive nella notte e negli angoli bui dell'agro caleno. Roghi che bruciano sulla pelle delle comunità locali, da decenni vittime silenziose di prepotenza criminale e minacce a lavoratori.