Pineta Grande, la difesa del patron:
«Il sistema Schiavone non esiste»

Pineta Grande, la difesa del patron: «Il sistema Schiavone non esiste»
di Mary Liguori
Mercoledì 29 Gennaio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 10:01
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«Non ho mai corrotto nessuno e non c’è stato alcun favore in termini di assunzioni presso la mia clinica». «Non c’è alcuna relazione» tra l’assunzione a Pineta Grande di professionisti in qualche modo collegati all’ex capo dell’Utc, Domenico Noviello, e i presunti favori che la struttura avrebbe ottenuto mentre andavano avanti le complesse operazioni di ampliamento, bloccate dal sequestro di settembre. È stato il giorno di Vincenzo Schiavone, ieri, il giorno in cui, assistito dai suoi avvocati, i penalisti Giuseppe Stellato e Nello Sgambato, il proprietario della clinica che sarebbe stata «favorita» da una rete istituzionale che andava dal Comune di Castel Volturno alla Regione e passava per l’Asl e la Soprintendenza, ha potuto dire la sua. 
 
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Ieri mattina, dalle 11 e mezza alle 13 e un quarto, il dottor Schiavone ha raccontato al gip Alessandra Grammatica che la settimana scorsa ne ha ordinato l’arresto, la sua versione dei fatti. Lucida, dettagliata, la replica del titolare di una delle più solide realtà del Mezzogiorno nel settore della sanità privata è indirettamente propedeutica all’istanza che, tra qualche giorno, sarà inoltrata ai giudici del tribunale del Riesame ai quali l’imprenditore casertano chiederà l’annullamento della misura cautelare ai domiciliari. Provato dai giorni di inattività, d’altronde si tratta di un uomo che da più di quarant’anni lavora con grande operosità e che si trova ora ristretto in casa, Schiavone è comunque apparso determinato a far valere la sua verità. E ha respinto le accuse, tutte, che lo vedono «corruttore» di funzionari pubblici, «puparo» di un sistema che si sarebbe piegato alle esigenze della sua clinica in cambio di favori che si sarebbero tradotti in posti di lavoro. 
 
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«Tutte le richieste inoltrate al Comune sono state elaborate nella convinzione della correttezza delle stesse», ha detto Schiavone. «Non vi è alcuna forma di collegamento tra le assunzioni e le richieste di carattere autorizzativo presentate in Municipio». Né, ha continuato, in Regione, Asl o Soprintendenza. «Non esiste alcun sistema Schiavone» ha negato l’indagato. «Negli anni, abbiamo agito per far crescere una struttura di eccellenza che potesse dare frutti ancor maggiori, puntando per il futuro anche sull’attività di ricerca scientifica», ha proseguito. E, fanno sapere gli avvocati di Schiavone, benché ora ci sia una fase di stallo, il progetto non è certo accantonato e si sta cercando, «con la Procura di apportare al progetto le modifiche necessarie per far ripartire le opere». Si tratta di una linea che il collegio difensivo aveva già abbracciato all’indomani del sequestro quando l’intera area in corso di costruzione accanto allo storico edificio della clinica è finita sotto chiave per presunte irregolarità edilizie. Proprio giovedì, giorno dell’arresto di Schiavone, i tecnici delle due parti si sono confrontati sul progetto finito al centro della bufera. E già in precedenza, Schiavone era stato interrogato e aveva spiegato la sua versione dei fatti. Chiarimenti che, evidentemente, non hanno convinto la Procura che ha chiesto, e ottenuto, l’arresto dell’imprenditore quattro mesi dopo il sequestro.  
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