«La clinica Pineta Grande una mucca
da mungere per i funzionari pubblici»

«La clinica Pineta Grande una mucca da mungere per i funzionari pubblici»
di Mary Liguori
Sabato 25 Gennaio 2020, 08:00
4 Minuti di Lettura
 «Ci sono tante cose che sono andate troppo oltre il limite.... e questo continua a fare lo spavaldo... dice che si deve andare avanti». Sono parole di Alfonso Savio, il faccendiere di Pineta Grande, forse il soggetto più intercettato nel corso dell’indagine che, due giorni fa, ha portato all’arresto di Vincenzo Schiavone, proprietario della clinica che avrebbe proliferato grazie a una rete istituzionale che passava dall’Asl alla Regione prima che in Soprintendenza e in Municipio. Ed è a Schiavone che si riferisce Savio quando parla di colui «che fa lo spavaldo e dice di andare avanti». È un periodo in cui i controlli incalzano e in clinica lo sanno perché anche al comando dei vigili urbani di Castel Volturno hanno una loro «talpa». Savio ha paura. Per il gip Alessandra Grammatica le parole dell’uomo indicano la piena consapevolezza che fosse stato superato ogni limite legale, ma nonostante questo Schiavone è intenzionato a non fermarsi. Non Savio, che invece è preoccupato, perché i funzionari pubblici «battono cassa» a modo loro, chiedono posti di lavoro, lo chiamano «sul cellulare» per chiedere di sistemare figli e parenti. A un certo punto diventa paranoico tanto da non portare più con sé il telefonino. Questo spaccato delle indagini rimanda una fotografia inquietante dell’idea che i funzionari pubblici coinvolti nell’inchiesta avrebbero avuto di Pineta Grande. Per loro è una sorta di «mucca da mungere», l’ampliamento porterà ad almeno 200 assunzioni, e ognuno cerca di accaparrarsi la benevolenza dei dirigenti della clinica. In questo modo, Pineta Grande avrebbe bypassato attese e iter burocratici per le varianti che, nel tempo, sono state apportate al progetto di ampliamento della struttura sanitaria i cui cantieri sono sotto sequestro da settembre. Variazioni alle licenze in corso d’opera e soprattutto quell’aumento di posti letto che viola la normativa regionale. 
 
I carabinieri seguono i movimenti dell’ingegnere Giuseppe Schiavone della Soprintentenza e di Vincenzo Lamberti, dirigente del Reparto prevenzione dell’Asl di Casal di Principe. «Vi sto chiamando perché ho il curriculum di quella ragazza» dice Lamberti. Savio gli dà appuntamento al giorno seguente. I due vengono pedinati dai carabinieri. Il 30 maggio del 2018 si tiene l’incontro tra il faccendiere della clinica e Lamberti, nel corso del quale Savio dovrebbe ricevere il curriculum della donna da far assumere a Pineta Grande in cambio delle autorizzazioni sanitarie per le opere edili di ampliamento della clinica. Richieste presentate all’Asl di Casal di Principe per competenza. La donna non sarà mai identificata. 
 
LEGGI ANCHE Pineta Grande, arrestato il proprietario 

Uno dei nodi cruciali dell’inchiesta riguarda l’aumento dei metri cubi delle strutture in via di realizzazione e l’impatto ambientale ch’essa avrebbe sul territorio. E qui è necessario fare una serie di passi indietro nel tempo, anche di decenni. Nel 2003 il progetto subisce un incremento di 60mila metri cubi; quello attuale è pari a 155mila metri cubi. Nel 2014 l’accordo di programma che non ha mai ottenuto il pieno assenso della Soprintendenza stabilisce che in termini di altezza gli edifici non debbano superare le strutture circostanti esistenti né la cima degli alberi della pineta retrostante. L’altezza raggiunta attualmente è di 23,40 metri. Tornando al primo progetto, nel 2004 l’accordo prevedeva anche il recupero ambientale e infatti furono abbattute delle torri preesistenti. Era imperativo, inoltre, non ostacolare la visuale né verso il mare né verso la zona interna della pineta. Tutti questi aspetti, secondo la Procura, sono stati violati e le documentazioni approvate a più livelli allo scopo di favorire illecitamente le attività di Schiavone il quale, pur di ottenere permessi e altro, avrebbe assunto una condotta corruttiva. La pensa diversamente il collegio difensivo, composto dagli avvocati Giuseppe Stellato e Nello Sgambato che hanno già prodotto una serie di relazioni che motivano le scelte operate in corso d'opera. È già chiaro che il procedimento sarà una guerra di perizie.
 
Ma torniamo al teorema accusatorio disegnato dai sostituti procuratori Giacomo Urbano e Vincenzo Quaranta. In clinica, si legge dagli atti, vengono a sapere in presa diretta delle indagini in corso e di imminenti controlli. L’ex sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo (indagato) avrebbe addirittura comunicato a Schiavone le lamentele dei titolari di una casa di cura concorrente. L’Utc decapitato dagli arresti dell’anno scorso avrebbe funzionato da ufficio «privato» per conto della clinica, ma lo stesso sarebbe avvenuto in Regione e in Soprintendenza.  Gennaro Leva, oggi responsabile di Soprintendenza per l’area sannita, fino al 2008 su Caserta e che, all’epoca, non ravvisò motivi di illegittimità nei documenti della clinica, dice: «Se avessero presentato a me l’istanza - parla delle ultime varianti - avrei chiesto le foto: il nostro compito è valutare l’impatto paesaggistico. Devo dire però che, a a livello regionale, era chiaro che volessero consentire l’ampliamento di Pineta Grande: la volontà era quella di realizzazione la struttura ospedaliera». Schiavone sarà interrogato martedì e potrà, finalmente, fornire la sua versione dei fatti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA