Pizzo in ospedale, processo al clan:
​ricostruito il giro delle estorsioni

Pizzo in ospedale, processo al clan: ricostruito il giro delle estorsioni
di Marilù Musto
Mercoledì 14 Agosto 2019, 11:06
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Per un pasto caldo consegnato in ospedale si doveva pagare la camorra. E così, la società «E.P. spa» di Pasquale Esposito pagava 15mila euro al clan Iovine a Natale e altri 15mila a Pasqua. Era filato tutto «liscio» fino al 2010. Poi, dopo la cattura del boss Antonio Iovine qualcosa era cambiato. E così, quando le pareti del muro di omertà del clan dei Casalesi erano cadute, il sistema di tangenti era emerso in tutta la sua realtà. Nel 2010 la svolta: è venuta a galla anche la «tassazione» del clan dei Casalesi nei confronti dell'azienda «Gesap srl» che gestiva le pulizie all'interno dell'ospedale «Sant'Anna e San Sebastiano» di Caserta, l'ospedale civile della città della Reggia. Ieri, a quasi dieci anni da quei fatti, c'è stata la notifica della data dell'udienza per il rinvio a giudizio dei camorristi che hanno reso possibile tutto questo per anni.

 
LA DATA
Il 23 settembre dovranno comparire davanti ai magistrati del tribunale di Napoli l'ex boss ora pentito Antonio Iovine di San Cipriano d'Aversa, Salvatore Verde di Cesa, residente a Casapesenna, Antonio Cerullo di San Cipriano d'Aversa e Bruno Lanza, ex braccio destro del boss Iovine, ora collaboratore di giustizia pure lui. Si procede separatamente, invece, per Nicola Coppola, colui che, stando ai pentiti, sarebbe stato l'esecutore materiale della richiesta di pizzo. Sarebbe stato Coppola a recarsi ogni sei mesi nella sede di Napoli della «E.P.» per intascare il denaro. Ipotesi, per la Procura Antimafia. Certe sono, invece, le quattro persone offese, titolari delle imprese «tassate» dalla camorra: Pasquale Esposito, Salvatore Ferrara, Marco e Giuseppe Napoletano. A loro, la Procura Antimafia di Napoli - pubblico ministero Vincenzo Ranieri - ha fatto sapere del procedimento in corso. Sceglieranno poi se costituirsi parte civile.
LA STORIA
Ci sono voluti anni prima di fissare un punto sull'aggiudicazione degli appalti all'ospedale «Sant'Anna e San Sebastiano» di Caserta, la prima azienda ospedaliera in Italia commissariata per infiltrazioni camorristiche. Se si pensa che nel lontano 2003 la «Gesap» aveva vinto l'appalto per le pulizie e fin da quell'anno la società sarebbe stata costretta a versare ai Casalesi 50mila euro all'anno, quota poi ridotta a 30mila da dilazionare in due rate: a Natale e a Pasqua. Le «mazzette» venivano periodicamente ritirate da Salvatore Verde e da Bruno Lanza, stando ai collaboratori di giustizia, su richiesta di Iovine e Cerullo. Il tutto sarebbe andato avanti fino al 2010, quando cioè venne arrestato il capo dei capi Antonio Iovine.
I VERBALI
Ma sono stati proprio alcuni verbali di interrogatorio del pentito Iovine a svelare che ancora prima la camorra imponeva la tangente da San Cipriano direttamente all'ospedale di Caserta fin dal 1995. Stando alle ultime rivelazioni dell'ex capozona di San Cipriano, infatti, prima della «Gesap» c'era la «Pulifer soc. coop» di Salvatore Ferrara. Quest'ultimo sarebbe stato costretto a pagare 20 milioni di lire all'anno per «stare tranquillo» e non subire la ritorsione del clan dei Casalesi. Ora, si ricuce una storia ultraventennale che sarà raccontata davanti ai magistrati.
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