«Pizzo» sui vini al resort:
preso il genero del boss Bidognetti

«Pizzo» sui vini al resort: preso il genero del boss Bidognetti
«Pizzo» sui vini al resort: ​preso il genero del boss Bidognetti
di ​Marilù Musto
Venerdì 22 Dicembre 2017, 11:50 - Ultimo agg. 11:54
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È stato arrestato dalla guardia di finanza di Formia, coordinata dal tenente colonnello Sergio De Sarno, su indicazione della procura Antimafia di Napoli: Giovanni Lubello, l’ex marito di Katia Bidognetti, la figlia del boss del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti detto Cicciotto e’mezzanotte, da ieri è rinchiuso in carcere. È accusato di estorsione, in concorso con la ex moglie, anche lei dietro le sbarre dal febbraio scorso. Dopo il ricorso presentato al Riesame sul rigetto dell’arresto in carcere di Lubello, da parte del gip, e la conferma del quadro investigativo presentato dal pm Alessandro D’Alessio da parte della Corte di Cassazione, la Procura di Napoli ha vinto un round contro il clan dei Casalesi. L’accusa era semplice: Katia Bidognetti avrebbe «costretto» i gestori dell’azienda «Mama Casa» di campagna a Cellole (Federico Falco e Carlo Emini) ad acquistare, per l’esorbitante cifra di quindicimila euro, una partita di vini venduta da Giovanni Lubello, l’ex marito della Bidognetti, già condannato a cinque anni di reclusione nel processo «Il Principe». Così, ieri, le fiamme gialle coordinate da De Sarno, hanno bussato alla porta di Lubello.
L’episodio del vino risalirebbe al 2009, ma era stato raccontato ai magistrati della Dda di Napoli solo il 29 settembre 2014 dai titolare del resort di Cellole: «Il mio socio si occupa di acquisti e forniture - aveva spiegato uno dei due gestori del Mama - e mi aveva riferito che Lubello voleva venderci una fornitura di vini. Gli dissi che c’erano problemi di disponibilità finanziaria e lui mi riferì che avevano concordato un pagamento dilazionato. Pertanto acconsentii, perché sapevo chi era il fornitore e soprattutto per timore. Fummo costretti ad accettare». Nell’estate 2013, l’uomo si rese però conto che l’azienda stava ancora pagando quel vino, circa mille euro al mese.
Ma sul finire del 2011, il socio aveva fatto presente che Lubello aveva proposto l’acquisto di un’altra fornitura. «Dissi che non era un’operazione da poter concludere - aveva poi spiegato al pm D’Alessio - ma il mio socio mi rappresentò che era il caso di acquistare trattandosi del genero e della figlia di Bidognetti. Convenni per evitare ritorsioni. Specifico che avevo paura».
A marzo 2014, solo dal Mama, Lubello avrebbe percepito 15mila euro, più un assegno non incassato da 4.500 euro.
In un primo momento, il giudice per le indagini preliminari rigettò la richiesta degli arresti in carcere, disponendo per Lubello i domiciliari. Ora, dopo il «sì» da parte del Riesame e della Cassazione, l’ex genero del boss Bidognetti torna in galera.
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