Porto d'armi sotto pagamento a chi non aveva diritto: cinque arresti nel casertano

Porto d'armi sotto pagamento a chi non aveva diritto: cinque arresti nel casertano
di Marilù Musto
Martedì 17 Ottobre 2017, 12:06 - Ultimo agg. 17:56
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Bruciavano in strada i documenti per farli sparire. Il porto d'armi veniva rilasciato dietro il pagamento di tangenti a persone che non ne avrebbero avuto diritto. I fascicoli venivano fatti sparire - sempre dietro corresponsione di denaro - dal tribunale di sorveglianza per evitare la detenzione a persone per cui la condanna era passata in giudicato.
 
Queste sono le accuse contestate nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Napoli Nord che questa mattina ha portato in carcere cinque persone: un sostituto commissario della polizia di Stato, Giovanni Romano, in servizio al commissariato di Sessa Aurunca (Caserta), un avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere residente a Parete, Anna Savanelli e un ausiliario di cancelleria impiegato presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Andrea Esposito già coinvolto in indagini simili nel 2013 della Procura di Napoli.

Sono stati arrestati anche un imprenditore di Casal di Principe, Antonio Caterino, che aveva richiesto il porto d'armi e Massimo Perrone. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord guidata da Francesco Greco, sono state eseguite dal gruppo di Aversa della Guardia di Finanza, diretto dal tenente colonnello Michele Doronzo.



La storia

Il denaro veniva corrisposto, grazie alla mediazione di un imprenditore edile di Casal di Principe, al sostituto commissario della polizia per il rilascio di licenze a persone ritenute – per frequentazioni o parentele - vicine al clan dei Casalesi. A uno di loro, durante le indagini, sono state anche sequestrate numerose armi in via cautelativa. Ruolo diverso quello dell'avvocato che seguiva l’iter amministrativo delle istanze per il porto d'armi con la collaborazione del sostituto commissario che ne agevolava – da parte sua - la procedura attraverso le conoscenze nell'ufficio della questura di Caserta, ma anche redigendo relazioni informative favorevoli ai richiedenti, nascondendo di proposito - stando alle indagini - di citare alcune circostanze.

In una occasione, su richiesta di un pluripregiudicato di Giugliano in Campania, l'avvocato Savanelli - stando all'inchiesta - avrebbe corrisposto denaro all'ausiliario di cancelleria del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, affinché quest’ultimo nascondesse un fascicolo processuale riguardante un imputato condannato in via definitiva per evitargli l’applicazione di misure detentive. Il fascicolo sarebbe stato poi incendiato e solo l’intervento dei finanzieri ha evitato la distruzione completa del documento.

L'arresto del funzionario di polizia è stato eseguito con l'aiuto della squadra mobile della questura di Caserta.
 




 
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