Prefettura, a Caserta permessi di soggiorno anche per i morti e per i 6 mariti della stessa donna

Prefettura, a Caserta permessi di soggiorno anche per i morti e per i 6 mariti della stessa donna
di Mary Liguori
Martedì 30 Gennaio 2018, 13:13 - Ultimo agg. 15:24
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Nei meandri della burocrazia ci si perde per sempre o si trova la risposta a istanze impossibili. Vale solo ciò che viene trascritto perché gli accertamenti su ciò che è stato dichiarato e quanto è reale, possono essere, all’occorrenza, del tutto bypassati. È successo così che andassero a buon fine pratiche per il nulla osta al ricongiungimento familiare presentate per conto di un morto o dei sei coniugi di una stessa donna. 
Mentre il dibattito sulle politiche dell’immigrazione tiene banco e agita gli animi in maniera direttamente proporzionale all’allarme terrorismo, le falle di un sistema che sembra blindato e forse non lo è si palesano con un volto addirittura paradossale tra le pieghe dell’inchiesta che ieri ha gettato nella bufera lo Sportello immigrazione della Prefettura di Caserta. Il costo dei permessi oscillava tra i mille e i quattromila euro. Soldi che l’impiegato Alfonso Mosciadoveva spartirsi con i suoi promoter: Shahbaz e Shahzad Ahmed. Pakistani, gestori di un pub di Marcianise, uno di due in questi giorni si trova a Londra per affari. Erano il gancio tra la «Prefettura dei permessi facili» e i loro connazionali disposti a pagare per ottenere l’agognato nulla osta. Il sistema è fragile al punto che un solo impiegato sarebbe riuscito a piegarlo alle proprie esigenze, a farne merce, senza incappare nei controlli dei suoi superiori.
Dall’ordinanza spiccata dal gip Orazio Rossi vengono fuori storie paradossali. Vicende che in parte hanno portato all’effettivo ingresso di immigrati in Italia, altre che invece non si sono concretizzate. L’inchiesta è iniziata nel 2014, attraverso intercettazioni e pedinamenti ma anche mediante lo studio di una copiosa quantità di istanze trattate dallo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura di Caserta. L’ufficio, di prassi, riceve le richieste per via telematiche ed è poi tenuto ad avviare le verifiche su quanto il richiedente dichiara. Per ottenere il nulla osta al ricongiungimento, bisogna che il familiare già in Italia abbia un reddito dichiarato e un domicilio nella città in cui vive. In alcuni casi il gruppo produceva documenti falsi di contratti di fitto o di lavoro. Naturalmente, questo comportava dei costi aggiuntivi. In altri, invece, anche questo passaggio veniva saltato perché, stando a quanto ricostruito dalla Procura, i controlli non veniva avviati pertanto le dichiarazioni false venivano fatte passare per autentiche.
Anche quanto lo scenario che si evinceva dalle carte era assolutamente inverosimile. Tra le istanze finite nel mirino, come detto, ci sono quelle presentate per conto di una persona deceduta, ma c’è anche il caso di una donna che ha chiesto il ricongiungimento per sei mariti. Tutto era possibile perché dallo Sportello di Moscia non disponeva le verifiche e nessuno si è accorto, in Prefettura, di ciò che stava accadendo.

Ma la polizia ha registrato dialoghi, pedinato gli indagati anche nei parcheggi isolati in cui a quanto pare avveniva la consegna dei soldi. E, da ieri, comprare i permessi di soggiorno, a Caserta, non è più possibile.

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