Prete accusato di pedofilia e sospeso
ma non c'è denuncia: la famiglia nega

Prete accusato di pedofilia e sospeso ma non c'è denuncia: la famiglia nega
di Mary Liguori
Sabato 1 Giugno 2019, 08:00 - Ultimo agg. 15:30
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Inviato a Trentola Ducenta

Tanto tuonò che infine piovve. Incomprensioni, pettegolezzi, critiche sempre più feroci. Confronti aspri, porte sbattute, l’addio di una parte dei parrocchiani. Dalla contesa sul tabernacolo, all’accusa (infondata) di aver interrotto il restauro del campanile e di aver fatto sparire 30mila euro dal fondo della chiesa, fino al comunicato choc che, nella notte di giovedì, ha lasciato tutti, forze dell’ordine incluse, senza parole. 

Perché, del presunto caso di pedofilia di cui la Diocesi di Aversa accusa Michele Mottola, al momento, né la Procura, né i carabinieri e la polizia, sanno nulla. Di denunce non ce ne sono. Eppure, il procedimento canonico avviato dopo il fatto, che sarebbe accaduto il 24 maggio, ha portato in un lampo, a un provvedimento netto. Don Mottola è stato interdetto. E allontanato dalla sua parrocchia, la «San Giorgio Martire» di Trentola Ducenta. Della sua partenza i fedeli hanno appreso venerdì mattina quando, in via Roma, si sono radunati per partire per Pompei e il prete non si è visto. Solo ieri, dopo che la notizia divulgata dalla Diocesi è rimbalzata di sito in giornale, i parrocchiani hanno appreso il motivo della misteriosa partenza del prete. E, per inciso, nessuno di loro aveva mai sospettato di don Mottola. O almeno, pur criticandone le scelte, così dicono. Stupore, incredulità, qualche lacrima. Le reazioni della comunità di Ducenta sono diverse. E c’è chi dice che i modi «accentratori» di don Mottola alla comunità di San Giorgio non sono mai piaciuti. Giunto in paese nel settembre del 2017, dopo diciassette anni alla chiesa di Santa Barbara di Caivano, ha avviato una riorganizzazione della parrocchia, dell’oratorio, del catechismo. Che non è piaciuta a tutti. Tanto che qualcuno azzarda: «Volevano farlo cacciare e l’hanno sparata grossa». Che sia una ripicca? E per cosa, poi? Don Mottola ha azzerato i ruoli precedentemente affidati ai laici. Dalla catechesi al coro, fino alla Caritas. Ha messo mano anche nel Comitato festa. Tutto doveva fare capo a lui. E sono stati mal di pancia, tanto che qualcuno, dopo anni di «onorata» carriera al servizio della parrocchia, se n’è andato. Ma, nello stesso tempo, un numero crescente di bambini e ragazzi è andato ad affollare sia la parrocchia che l’oratorio. Segnale che le iniziative di don Mottola ai bambini piacevano. Ma è proprio tra di loro, tra i giovanissimi, che c’è la ragazzina che oggi punta il dito contro don Mottola. Dodici anni, frequenta la scuola media, figlia di un operaio edile. Ha detto ai genitori che il prete ha avuto verso di lei atteggiamenti sessualmente aggressivi. In un primo momento suo padre è diventato una furia. E, furibondo, ha minacciato il prete urlando sotto la casa canonica che gliela avrebbe fatta pagare. E ha minacciato il vescovo Spinillo che lo ha ascoltato. E, a quanto pare, ha messo le parti a confronto. È uno dei rari casi in cui un procedimento legato alla segretezza finisce alla mercé pubblica. Si sa che il sacerdote non «ha convinto» il suo vescovo. Che nella sorta di interrogatorio cui è stato sottoposto, «non si è difeso energicamente» e che «non ha smentito» le gravi accuse mosse dalla ragazzina. E che, proprio per questo, l’esito delle consultazioni finora condotte ha portato alla interdizione di don Michele Mottola che non può più dire messa, confessare, incontrare i fedeli. Vive in un convento, appartato, in attesa che del suo caso si occupi la Santa Sede. E la Procura di Napoli Nord che, appresa la notizia dal comunicato della Diocesi, avvierà le indagini del caso benché la famiglia della ragazzina non abbia al momento sporto alcuna denuncia. E, gracchiando dal citofono, la madre abbia negato tutto. Affermando di essere «una cattolica non praticante» e di non «sapere nulla di quanto successo al prete». 

Nelle prossime ore, sia il prete che la ragazzina e la sua famiglia saranno convocati dagli inquirenti. E dovranno spiegare, questa volta dinanzi a un magistrato. 
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