La nuova rotta dei trafficanti di rifiuti:
presi due imprenditori di Casaluce

La nuova rotta dei trafficanti di rifiuti: presi due imprenditori di Casaluce
di Alessandra Tommasino
Venerdì 23 Aprile 2021, 08:35 - Ultimo agg. 20:23
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Pomodori, grano o pesce. Nella realtà, però, erano rifiuti. Nel linguaggio criptato utilizzato dalle persone coinvolte nell'inchiesta giudiziaria coordinata dalla Dda, con il procuratore di Bari facente funzioni, Roberto Rossi, è contemplato il disegno criminale di un'organizzazione che trasportava illecitamente rifiuti dalla Campania alla Puglia. La Guardia di Finanza di Foggia e i Carabinieri di Bari ieri hanno eseguito una misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari, Paola Angela De Santis, nei confronti di sei persone.

A finire in carcere i fratelli Roberto e Luca Marino, entrambi di San Severo, ai domiciliari Cesare Di Cesare di Torremaggiore.

Divieto di dimora in Puglia e Abruzzo per due imprenditori del settore trasporti, Antonio e Alfredo Massimo di Casaluce e il dipendente della loro società, Infra service, Duman Mykhaylo, conosciuto come «Michele». Circa 10 mila le tonnellate di balle stoccate illegalmente in depositi messi a disposizione dai fratelli Marino. L'accertamento tecnico svolto dal consulente ha riscontrato e documentato la presenza di rifiuti con codice Cer 19.12.12, ossia rifiuti prodotti da operazioni di trattamento meccanico. Il ruolo dei fratelli Massimo, emerso da intercettazioni e pedinamenti, appare di primo piano.

Innanzitutto si evince il rapporto fitto di collaborazione con i soci in affari pugliesi. Nella ricostruzione degli inquirenti, viene riportata l'individuazione di un sito di stoccaggio che Di Cesare presenta ad Antonio Massimo come un sito «bello veramente», che «non è nemmeno come quelli passati che ti ho fatto vedere, ma tutto una cosa molto differente e particolare». Massimo risponde di essere pronto ad effettuare l'operazione: «E diciamo che i pomodori sono buoni». Di Cesare ribatte: «Può fare sia il grano che i pomodori». Antonio Massimo al fratello Alfredo, per annunciare la prospettiva del sito messo a disposizione da un compare' di Di Cesare, afferma: Vuole fare la comunione». Il linguaggio in codice veniva utilizzato perché i soggetti coinvolti avevano il timore di essere intercettati e la loro paura di essere sotto osservazione dell'autorità giudiziaria si acuisce quando, in occasione di un incontro, si accorgono di essere seguiti da un'auto. 

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La natura criminosa delle loro azioni viene evidenziata anche dalla cura con cui cercavano di evitare controlli di polizia su strada e attraverso l'uso di apparecchi telefonici dedicati al traffico. Nel febbraio 2019, «Michele» e Antonio Massimo vengono fermati dalla Guardia di Finanza mentre sono in viaggio, chiamano in momenti diversi Alfredo per concordare la destinazione dei rifiuti e Alfredo li invita a stare calmi e a spegnere i «telefonini piccoli». Un momento di panico nella trafila dei rifiuti portati nei siti abusivi arriva anche quando la Infra Service viene convocata dalla Guardia di finanza di Marcianise. Antonio Massimo è preoccupato e chiede di essere messo in contatto con Roberto Marino, per concordare precedenti scarichi illegali di rifiuti: Che ora... poi non abbiamo più parlato, ed ora domani mi ha detto che va lì, se questi gli domandano, questi viaggi che abbiamo fatto che siete andati a Foggia, dove sono andati». Non è la prima volta che la società dei Massimo finisce in un'inchiesta di questo tipo. Lo scorso anno, insieme al loro autista, i due fratelli furono arrestati nell'ambito di un'operazione della Dda di Venezia, con l'accusa di aver trasportato rifiuti verso siti illegali. In quel caso le balle erano state stoccate in un capannone abusivo della provincia di Verona. 

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