Reggia Caserta, il nuovo logo divide:
«Poco originale, è opaco e triste»

Reggia Caserta, il nuovo logo divide: «Poco originale, è opaco e triste»
di Lidia Luberto
Venerdì 24 Aprile 2020, 09:26
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Il giorno dopo la presentazione del nuovo logo della Reggia tiene banco il dibattto tra favorevoli e contrari. E, sullo sfondo, anche una questione giuridica relativa al suo utilizzo in quanto il logo somiglierebbe ad altri già in uso e quindi registrati. «Un logo non è bello o brutto, ma è efficace o non lo è», spiega Enrico Bonetti, docente alla facoltà di Economia dell'Università della Campania ed esperto di marketing territoriale, ragionando sulla questione del nuovo marchio della Reggia che tanto rumore sta facendo da quando (ieri) è stato presentato.

«Il logo è un costrutto dinamico, ciò che rappresenta deve, appunto, essere costruito nel corso del tempo in base all'esperienza che ognuno fa di ciò che quel segno grafico rappresenta. E se funziona dipende, in questo caso, da quanto la Reggia sarà capace di fare». In altri termini, se il museo saprà farsi apprezzare, fra qualche tempo, sarà possibile che tutti associno al nuovo segno significati positivi. Ecco, allora, si potrà dire che il logo ha funzionato. «Però c'è anche una componente che non è frutto della storia o di ciò che succederà in futuro, ma - aggiunge Bonetti - della capacità immediata del logo stesso di comunicare qualcosa, di rappresentare il prodotto, il servizio o il luogo per il quale è stato creato. Il lavoro di comunicazione, però, può essere facilitato o frenato dal modo in cui il segno grafico è pensato e dalle sue caratteristiche». Da questa considerazione un rilievo: «Il nuovo logo mi sembra privo di elementi di originalità e di personalità per poter rappresentare un luogo che, invece, ha una fortissima identità. Non è una buona partenza: in questo caso, infatti, c'è un punto di forza (la stessa Reggia) che non viene utilizzato, così si rischia di avere più difficoltà a far riconoscere quel segno e a farlo ricordare». In altri termini, secondo il professore, non si è riusciti a proiettare sul logo il valore intrinseco della Reggia.

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«E se l'idea di parlare di identità visiva è un merito che va riconosciuto al direttore, anche perché è in linea con la logica moderna del fare marketing in una istituzione culturale in quanto mette in una posizione di rilievo il tema della comunicazione, la soluzione adottata dice Bonetti rischia di rendere difficile proprio il lavoro di comunicazione».
Decisamente critica è, invece, Jolanda Capriglione, docente di Estetica nel corso di laurea di Design all'Università della Campania. «Intanto mi chiedo che bisogno c'era di modificare il simbolo precedente che funzionava e per la cui affermazione e riconoscibilità ci sono voluti anni. E, poi aggiunge, come nel suo stile, senza mezze misure oggettivamente è brutto, inopportuno, scopiazzato, opaco e triste, come d'altra parte è anche il video che racconta la nuova identità visiva del monumento, mostrato in bianco e nero e con un segno color indaco che lo copre. Si poteva al limite rinfrescare, attualizzare quello che c'era, casomai anche coinvolgendo il grafico che lo realizzò. E, poi, perché presentarlo adesso quando tutto il mondo è preoccupato, distratto, con la testa presa da altro? Anzi, questo momento tanto particolare poteva, forse, essere utilizzato per coinvolgere il territorio e non solo, per promuovere un concorso di idee fra gli studenti delle facoltà di design e comunicazione in tutta Italia. Un'iniziativa che avrebbe fatto parlare della Reggia per mesi piuttosto che ricorrere a un affidamento diretto per una cosa che certo di somma urgenza non era».

Un'idea, questa del concorso di idee, lanciata anche da Franco Capobianco, già assessore provinciale e attento osservatore delle vicende casertane. «Il logo è brutto, dannoso, e inefficace per Caserta e la Reggia. Perciò propongo una petizione per farlo ritirare». Da qui, un appello rivolto al sindaco di Caserta e al presidente della Provincia perché convochino i consigli comunale e provinciale finalizzati all'approvazione di un ordine del giorno da indirizzare al ministro Franceschini per il ritiro del Logo. «La Reggia è un bene universale che per la sua immagine merita un concorso internazionale nel quale coinvolgere artisti, professionisti e comunicatori, capaci di restituire a Caserta e a Palazzo reale, portatori di cultura e bellezza, una dimensione mondiale».

Decisamente fuori dal coro è, invece, Luca Palermo, critico e storico dell'arte dell'Università della Campania. «A me il nuovo logo non dispiace affatto: lo trovo pulito ed elegante capace di richiamare l'eleganza stessa del monumento. Mi convince, poi, quel senso un po' barocco contemporaneo, quella ridondanza barocca della C che sembra abbracciare tutto e ricordare l'emiciclo davanti alla Reggia. Inoltre aggiunge credo che il logo precedente andasse rinnovato. Certo questo scelto oggi sa un po' di azienda, ma ormai i beni culturali, ci piaccia o no, sono diventati aziende a tutti gli effetti. Peraltro, ho fatto una ricerca sui loghi di altre istituzioni culturali e residenze reali e ho scoperto che anche gli altri non brillano per originalità e sono altrettanto banali. Inoltre, non credo sia il caso di fare confronti fra i diversi segni grafici: ogni opera, e quindi anche i loghi sono figli di un particolare momento storico».
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