Reggia di Caserta, la ricetta Maffei:
«Così aiuterò i turisti a rimanere»

Reggia di Caserta, la ricetta Maffei: «Così aiuterò i turisti a rimanere»
di Lidia Luberto
Venerdì 12 Luglio 2019, 09:46
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«È un ruolo impegnativo, di grande responsabilità ma anche una bellissima sfida», così parla del suo incarico Tiziana Maffei, il nuovo direttore della Reggia di Caserta. «Preferisco essere chiamata direttore, perché questo è l'ufficio, il ruolo che svolgo», precisa l'architetto Maffei.

Direttore da soli dieci giorni: quali le sue prime impressioni?
«La Reggia di Caserta non è solo un museo, ma un sogno visionario incredibile. Qui è tutto maestoso, smisurato, ci si sente quasi sperduti in questi spazi immensi. Una dimensione talmente enorme che può mettere in difficoltà anche l'amministrazione statale. È quasi come una piccola città di cui ha le stesse esigenze e le medesime problematiche».

Questa la sensazione fisica, ma come ha trovato l'ambiente?
«Assolutamente positivo e accogliente, come d'altra parte, è normale al Sud, in generale, e in Campania, in particolare».

Qual è la sua idea della Reggia?
«Credo che sia un traino culturale (e non solo turistico) che ha pochi eguali in Italia. Da qui la necessità di una programmazione a lungo termine e di largo respiro da elaborare con il territorio e tutte le sue componenti: enti, istituzioni, associazioni, cittadini. L'importante è stabilire una rete di relazioni e predisporsi all'ascolto per capire esigenze, speranze e aspettative».

 

Ha già incontrato qualcuno in questi pochi giorni?
«Il prefetto, il questore, il sindaco, gli «Amici della Reggia», che, per la verità, avevo già conosciuto in altri contesti. Ma gli incontri proseguiranno con i rappresentanti di altre istituzioni, da Confindustria alla Camera di commercio, all'Università, e a tutti gli altri attori del territorio».
A parte gli incontri, quali sono le prime cose che ha fatto?
«Mi sono guardata intorno, cercando di orientarmi e di capire. Comunque, dalla prossima settimana mi stabilirò qui. Abiterò nei locali del palazzo destinati al direttore. Penso sia indispensabile vivere il luogo, respirarlo, sentirlo. E poi sono abituata a lavorare fino a tardi, perciò preferisco non dovermi spostare: i viaggi fanno perdere tempo e stancano molto».
Quali sono le priorità da affrontare?
«La riorganizzazione gestionale, la manutenzione, la tutela e il decoro, la sistemazione degli spazi e quella di Terrae Motus e dare il via ai lavori già finanziati».
Possiamo scendere nel dettaglio?
«Per quanto riguarda il primo punto, il direttore Lampis ha già dato una nuova organizzazione che risponde alla normativa vigente. E certo sarebbe stupido e superficiale pensare di ritoccare questi cambiamenti. Ciò non toglie che con il tempo e una maggiore consapevolezza si possa cambiare qualcosa. Anche perché siamo in grave carenza di personale: ci dovrebbero essere 221 persone e ne abbiamo solo 193 e nei prossimi mesi andranno in pensione almeno 20 persone. E poi c'è la necessità forte di smorzare la conflittualità interna, le divisioni, e far crescere, invece, la capacità di condivisione, di cooperazione, il senso di appartenenza, oggi poco sviluppate, e dell'orgoglio di lavorare per un monumento tanto straordinario».
Un senso di appartenenza che comporta anche la riconoscibilità di chi svolge la sua attività nella Reggia?
«Certo e non è una questione di importanza relativa. Tutti dobbiamo mostrare con fierezza che facciamo parte di questa realtà. Anch'io avrò un badge e i custodi dovranno indossare la divisa. Sono pronta anche a concordare con loro il dress code e persino a prevedere degli spogliatoi, per rispondere ai rilievi di chi non vuole uscire di casa in divisa».
Il secondo punto indicato è la manutenzione: da che parte cominciare?
«Gli strumenti che abbiamo a disposizione non ci aiutano. E, in questo ambito, anche la nostra autonomia è a metà. Non c'è, infatti, la possibilità di avere squadre di manutentori, ma, a seconda delle necessità, bisogna far ricorso ad appalti esterni. Un sistema che si potrebbe migliorare, ad esempio, consentendoci di effettuare lavori con sconti sull'Iva. Ma per questo bisogna agire a livello centrale».
A proposito di pulizia, come ha trovato la Reggia?
«Non male. Anche se, considerate le sue dimensioni, c'è sempre tanto da fare. Ma spolverare le suppellettili del palazzo non è come farlo a casa. Qui ci vogliono dei tecnici, dei restauratori, dunque la situazione si complica e finiamo nella fattispecie appena descritta».
La riorganizzazione degli spazi e Terrae Motus: ha già qualche progetto?
«È veramente prematuro. So solo che la Reggia ha spazi enormi e inutilizzati: uno spreco che cercheremo di colmare. Per la collezione Amelio, un patrimonio unico che sta a cuore anche al ministro, è necessario un riallestimento che tenga presente il suo valore ma anche la fragilità di certe opere. Da qui la necessità di un'attenzione particolare affidata a un curatore, scelto non tanto in base ai titoli ma alla sua visione e alla sua capacità di relazionarsi con altri musei nel mondo e con strutture internazionali».
Uno dei mali antichi e difficili da estirpare dalla Reggia è quello degli ambulanti e dei venditori abusivi: come pensa di affrontarlo?
«Quando venni alla Reggia a dicembre, rimasi scioccata da queste presenze che rovinano l'immagine del monumento. È una questione di decoro: qui arrivano tante scuole, tanti bambini e ragazzi ai quali dobbiamo offrire un sogno. Se anche qua vedono brutture smetteranno di sognare. Perciò, appena assunto l'incarico, ho parlato con qualcuno di loro che, peraltro, ha dichiarato di non essere abusivo, in quanto in possesso di regolare licenza. Comunque, ciò che chiedono è di avere punti vendita dove esercitare la loro attività. Vedremo. Intanto, teniamo alta la guardia anche grazie alla disponibilità del prefetto e del questore».
La Reggia e la città che la ospita: come favorire l'incontro di interessi e di obiettivi?
«Tanti gli spunti e le proposte anche operative. A cominciare da una diversa organizzazione degli ingressi e delle uscite. Sarei favorevole a mantenere l'entrata dov'è ma a prevedere l'uscita in corso Giannone: così i visitatori si troveranno dentro la città. Poi mi sembra una buona idea anche l'istituzione di un biglietto unico integrato con il Belvedere, così come legare le iniziative che si tengono nella Reggia al territorio attraverso agevolazioni».
Ovvero?
«Stiamo pensando di sperimentare tale ipotesi in occasione di Un'estate da re. Il proposito è quello di emettere un biglietto scontato di 48 ore che consenta al turista di assistere allo spettacolo, ma anche di visitare con calma il giorno successivo il monumento. Pure la riproposizione di Percorsi di luce, ovviamente in chiave sostenibile e assicurandone la continuità nel tempo, è un modo per trattenere i turisti almeno una notte. Non mi piace l'impostazione del mordi e fuggi di cui la Reggia è vittima».
A proposito di eventi: è favorevole alla concessione della Reggia per iniziative private?
«Perché no? La Reggia deve essere un brand culturale, senza dubbio un marchio di qualità, ma ciò non può escludere, in uno spazio nato per accogliere vitalità, di accettare proposte di utilizzo nel rispetto del decoro, di regole chiare e della tutela del bene. Chiunque percorra questi spazi, mi auguro possa viverne la magia».
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