Regionali 2015, schede pro Zannini
alterate: scrutatrici indagate

Regionali 2015, schede pro Zannini alterate: scrutatrici indagate
di Marilù Musto
Giovedì 16 Luglio 2020, 10:33 - Ultimo agg. 18 Luglio, 15:56
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A «schede scoperte» si potrebbe dire che questa inchiesta è nata e si è chiusa con un unico dubbio: il candidato di Mondragone eletto in consiglio regionale nel 2015, sapeva oppure no che alcune preferenze espresse a suo favore erano state falsificate con firme e croci farlocche? Per ora, Giovanni Zannini, risulta essere estraneo all'inchiesta che vede indagate quattro persone. Ma i carabinieri della compagnia di Mondragone hanno impiegato cinque anni per venire a capo di un ricorso al Tar - su cui i militari hanno poi preso spunto per un'inchiesta - presentato da Filomena Letizia di Marcianise, candidata, come l'avvocato Zannini, nel 2015 nella lista «Centro Democratico, De Luca presidente». E ora, per presunte alterazioni delle schede elettorali, in concorso, è indagata la presidente del seggio elettorale numero 22 di Mondragone, Rachele Miraglia di 47 anni, attuale coordinatrice del partito di Giorgia Meloni, «Fratelli d'Italia», e le scrutatrici del seggio Michela Di M., Vincenza M. e Maddalena M. L'accusa della procura di Santa Maria Capua Vetere - pm Gionata Fiore - risale a cinque anni fa, ma soltanto due giorni fa le quattro indagate hanno ricevuto l'avviso di garanzia e la notifica della chiusura delle indagini. Giovanni Zannini, intanto, è ricandidato in una lista per le prossime regionali, sempre con Vincenzo De Luca presidente.

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L'EVENTO
Alla vigilia delle elezioni, scoppia il caso su presunti brogli nelle precedenti elezioni. Un equilibrio sopra la lotta all'ultimo voto. La vera denuncia, però, scoppiò all'indomani della nomina dell'avvocato Giovanni Zannini al consiglio regionale della Campania con 2.686 voti e dell'ira di Filomena Letizia che per soli 20 voti di scarto rispetto al suo «collega» non riuscì ad essere eletta. La candidata di Marcianise, poi, presentò ricorso, che perse al Tar: il tribunale amministrativo riconobbe la vittoria di Zannini, ma intanto che le acque si smuovevano nel settore amministrativo, anche la procura di Santa Maria Capua Vetere iniziava a muovere i primi passi. Per mesi, i carabinieri della compagnia di Mondragone hanno convocato le scrutatrici per capire - davanti a un esperto grafico - se le firme fossero compatibili con la grafia delle quattro indagate. L'accusa è, infatti, di alterazione del risultato delle elezioni. Per l'ufficio inquirente - diretto da Maria Antonietta Troncone - Rachele Miraglia (poi candidata nel 2017 con il sindaco Virgilio Pacifico) avrebbe «formato falsamente le schede elettorali numero 107, 81, 64, 8 e 4 apponendovi di proprio punto - si legge nella chiusura indagine - il voto di preferenza del candidato Zannini nonché i relativi crocesegni sul simbolo «Centro Democratico» e dicitura «Vincenzo De Luca» per la scheda 107 e 64, sul simbolo Centro Democratico. La Di Maio formava falsamente le schede 106, 103 e 45 apponendovi di proprio pugno il voto di preferenza al candidato Zannini». Stessa contestazione mossa a Marino (sembrerebbe una dipendente del Cup del Comune) e a Maddalena Marano di 44 e 52 anni, per le schede 116, 72, 50 31 e 109.

IL PROCEDIMENTO
Ora, le quattro indagate potranno difendersi davanti al magistrato con un interrogatorio, difese dagli avvocati Maria Miraglia ed Edmondo Caterino.
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