Rosario rischia fino a dodici anni,
lettera alla prof: «Mi dispiace»

Il luogo dell'aggressione
Il luogo dell'aggressione
di Mary Liguori
Martedì 10 Aprile 2018, 09:05 - Ultimo agg. 09:41
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È in una comunità per minori, Rosario, il diciassettenne che, due mesi fa, ha accoltellato la professoressa di italiano dopo una lite in classe, nell’istituto professionale Majorana-Bachelet di Santa Maria a Vico, nel Casertano. L’avvocato che difende lo studente di Acerra, Angelo Pignatelli, è riuscito a ottenere la scarcerazione del ragazzo che, alcune ore dopo l’aggressione, era stato trasferito nel centro per minori dei Colli Aminei.

Un obiettivo che la difesa è riuscita ad ottenere presumibilmente anche grazie al percorso di pentimento e riflessione che il giovane ha intrapreso dopo quanto accaduto a scuola, un episodio che scosse l’Italia intera, suscitando reazioni istituzionali a tutti i livelli. Rosario, infatti, ha scritto una lettera che ha poi inviato alla sua insegnante, Franca Di Biasio, nella quale si dice dispiaciuto. Spiega, il ragazzo, di avere molto riflettuto su quanto ha fatto. Scrive, ancora, di essere addolorato per il suo gesto e che, se potesse tornare indietro, di certo non lo rifarebbe. 

Intanto, il sostituto procuratore dei minori titolare dell’inchiesta, Ugo Miraglia, ha chiesto e ottenuto il processo e la prima udienza è già stata fissata. Inizierà tra un mese, dinanzi al gup del tribunale dei minori di Napoli, Angela Draetta e il giudizio sarà celebrato con il rito abbreviato. Il capo di imputazione a carico del ragazzo recita «lesioni aggravate dalle premeditazione». E rischia dai sei ai dodici anni di reclusione. Naturalmente, la difesa potrà chiedere le attenuanti per la minore età e la sospensione della pena. 
Il processo, a ogni modo, sarà molto complicato per il giovanissimo imputato dal momento che l’aggressione, che poi ha confessato, ebbe luogo davanti all’intera classe e a un altro professore, docente di sostegno, che era presente in aula al momento dei fatti e contro il quale, a leggere i verbali agli atti, Rosario avrebbe puntato il coltello prima di fuggire nel bar dove poi lo rintracciarono i carabinieri. Lo sconcertante episodio risale alla mattinata del 2 febbraio scorso. Nei giorni precedenti, a quanto pare, c’erano stati alcuni battibecchi tra la professoressa Di Biasio e lo studente che però, fino a quel giorno, non aveva mai avuto problemi di condotta. Un rendimento appena sufficiente, quello sì, che aveva indotto la prof a cercare di spronare il ragazzo a farsi interrogare di nuovo per migliorare il voto in vista dello scrutinio del primo quadrimestre. Ma Rosario si era più volte rifiutato adducendo mal di testa e problemi in famiglia. In quel periodo, infatti, sua nonna, alla quale era legatissimo, era ricoverata in gravi condizioni in ospedale. Sarebbe morta di lì a qualche giorno. 

Questo il prologo della mattinata di follia. Quel giorno, era un venerdì, Rosario si rifiutò, ancora una volta, di andare alla lavagna. La prof insistette. Il ragazzo si alzò dal suo posto e con un gesto repentino la colpì al volto con un coltello, tagliandole la faccia dalla tempia al mento. Poi fuggì in una caffetteria a poca distanza dalla scuola che, pochi giorni dopo i fatti, lo ha escluso dallo scrutinio finale. In quel bar, ancora sotto choc, lo trovarono i carabinieri. Dal fermo al trasferimento nel penitenziario dei Colli Aminei trascorsero diverse ore. Ore durante le quali il ragazzo fornì una propria spiegazione dei fatti, ma si contraddisse rispetto all’arma che aveva con sé in classe. In un primo momento, riferì di aver trovato il coltellino fuori scuola. Successivamente disse che la lama era sotto il banco. Versioni poco credibili agli occhi del pm, secondo il quale quel coltello, Rosario, l’aveva portato da casa. Un aspetto che, insieme alle liti risalenti ai giorni precedenti, hanno indotto la procura dei minori a formulare l’aggravante della premeditazione a carico del ragazzino che sarà sostenuta a processo.
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