Il commercio non decolla a Caserta,
nemmeno i saldi producono effetti

Il commercio non decolla a Caserta, nemmeno i saldi producono effetti
di Lidia Luberto
Lunedì 11 Gennaio 2021, 08:00
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La giornata di ieri a Caserta è stata la dimostrazione plastica della crisi. Molti i negozi aperti, saldi in corso (anche se ufficialmente, come si sa, cominceranno oggi), ma le strade sono rimaste desolatamente deserte. Certo, la pioggia e il freddo non hanno invogliato le uscite dei potenziali acquirenti. «Secondo me il maltempo c’entra ma non troppo con questo deserto», dice la dipendente di un importante negozio di abbigliamento femminile del centro cittadino. «Negli anni passati, non bastavano il freddo o la pioggia a fermare le nostre clienti durante il periodo delle svendite di fine stagione». 

La scarsa affluenza di acquirenti conferma, insomma, il trend negativo delle vendite che si è registrato in tutto l’anno trascorso e la causa prima sembra essere, più o meno direttamente, proprio il Covid. «Ormai sono mesi che registriamo una flessione consistente negli affari.

Purtroppo l’assenza di una vita sociale, di occasioni di incontro, addirittura di impegni o movimenti per motivi di lavoro, ha demotivato all’acquisto la maggior parte delle persone», dice Maria, la responsabile di un negozio di abbigliamento femminile. «Ce lo raccontano le nostre stesse clienti. C’è stata qualcuna che, sebbene informata della possibilità di comperare a prezzi scontatissimi, ci ha risposto di non avere alcuna necessità di comprare altri capi avendo usato pochissimo, o per niente, quelli dello scorso anno». Una constatazione confermata: «Ho nell’armadio abiti ancora con il cartellino: li ho comprati alla fine dello scorso inverno, prima del lockdown, e non ho avuto ancora la possibilità di indossati. Dunque, sinceramente, non ho voglia di continuare a riempire gli armadi se poi non ho nessuna occasione per indossare i pezzi acquistati», dice Rosaria Cartello, una delle poche persone che ieri erano in giro per le vie del centro. E, poi, non si può negare l’effetto crisi. «Abbiamo verificato, da una ricerca, diciamo così, empirica, ovvero fatta sul campo chiacchierando con i nostri clienti, che, se da un lato c’è poca voglia di comprare, dall’altro ci sono molti timori per il futuro e una non eccessiva disponibilità economica. Lo vediamo anche quando, a fronte di offerte pure convenienti, le persone si limitano negli acquisti», dice Giovanni Principato, titolare di più negozi di abbigliamento. Così la domenica di apertura, una delle pochissime nell’anno Covid è andata deserta, deludendo anche gli esercenti che avevano puntato su di essa. 

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«Siamo stati aperti perché non avevamo questa possibilità da mesi. E poi speravamo nella favorevole concomitanza della chiusura dei centri commerciali. Però, siamo stati sfortunati – è il parere di Gerardo Prodomo, titolare dell’omonimo negozio di abbigliamento maschile e responsabile di Federmoda –: le condizioni meteo non ci hanno certo favorito e, forse, c’è stata, al riguardo, una informazione carente. Comunque, i saldi, quelli ufficiali oggi finalmente cominciano. Una cosa, però è certa: i saldi e anche il loro inizio devono essere chiaramente regolamentati. Certo c’è la libertà di commercio, ma per il bene di tutti sono necessarie regole trasparenti e stabilite. Perciò la nostra federazione presenterà la proposta che le svendite di fine stagione comincino, quelle invernali, il 15 gennaio e quelle estive, il 15 luglio e ci siano due vendite promozionali a novembre, per il black Friday, e l’altra in primavera».

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