Sanità, i sindacati: «Ospedali di comunità, uno spreco»

L'accusa: "Illusione che le case di comunità siano la risoluzione ai problemi dei Pronto soccorso"

L'ospedale di Caserta
L'ospedale di Caserta
Martedì 18 Aprile 2023, 11:36 - Ultimo agg. 15:34
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«È solo una falsa illusione che le case di comunità o case di salute siano la risoluzione del problema del boarding nei Pronto Soccorso degli ospedali, ovvero dell'eccessiva permanenza dei pazienti nella struttura di emergenza a causa di carenza di posti letto nei reparti di degenza ordinaria». È la riflessione di Giulio Liberatore, vice presidente nazionale Anaao Assomed (Associazione Medici Dirigenti), sul fenomeno del «boarding», ormai «primo problema da affrontare nella gestione dei Pronto Soccorso».

Liberatore, ex direttore sanitario dell'azienda ospedaliera di Caserta, era già intervenuto sugli ospedali di comunità, criticando ad inizio marzo la scelta dell'Asl casertana di costruire un ospedale ed una casa di comunità nell'area sud del capouogo, dove è già in corso da oltre 20 anni l'edificazione del Policlinico Universitario.

«Spendere risorse provenienti da fondi Pnnr che nessuno ci regala per costruire nuove strutture sanitarie - spiega il dirigente medico - quando ci sarebbe da ristrutturare tutto quanto esistente, appare un'altra forma di spreco.

Inoltre, una volta costruite le nuove case della salute, quale personale dovrebbe riempirle di contenuti? La verità è che la quasi totalità degli ospedali esistenti, in particolare quelli dei centri cittadini, sono datati e non a norma, in pratica a rischio chiusura se soggetti a meticolosa verifica da parte degli organi competenti. Spendere i fondi per completare o per mettere a norma l'esistente forse sarebbe più produttivo».

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Altra criticità su cui Liberatore si sofferma, attiene alla grave e oggettiva carenza di medici e altro personale ospedaliero, e di medici di base, «segnalata soprattutto con frequenza in tutte le zone interne e nelle comunità montane di tutta Italia». «Siamo proprio certi - si chiede il vice-presidente Anaao - che la medicina di base o la continuità assistenziale abbiano la voglia e le dovute risorse per rendere funzionali le nuove strutture sanitarie? A giudicare dalla tiepida reazione dei sindacati di categoria sembrerebbe proprio di no. A meno che non si voglia aprire strutture sanitarie senza medici o far partire ambulanze senza assistenza adeguata, sarebbe il caso di porsi il problema e programmare le risorse umane senza pensare unicamente alle risorse edilizie» conclude Liberatore.

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