Appaltopoli nel Casertano,
condannati La Regina e Di Muro

Appaltopoli nel Casertano, condannati La Regina e Di Muro
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 13 Marzo 2019, 18:04 - Ultimo agg. 14 Marzo, 08:14
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Regge l’accusa di corruzione e di turbativa d’asta, cade l’accusa di camorra, al termine del primo grado di giudizio per la vicenda legata alla ristrutturazione di Palazzo Teti Maffuccini a Santa Maria Capua Vetere, che fu dimora di Giuseppe Garibaldi. È questo il verdetto della prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha condannato pubblici amministratori e manager privati, assolvendoli però dall’accusa di aver agito in forza dei legali con i Casalesi.

Viene così condannato a quattro anni di reclusione Alessandro Zagaria, per il quale erano stati chiesti venti anni di reclusione, in forza dell’assoluzione dall’ipotesi di aver agito per conto dei Casalesi: Zagaria, difeso dai penalisti Antonio Abet e Marco Muscariello, si è visto immediatamente revocata la misura cautelare pendente e torna a piede libero.

Viene condannato a sei anni (su richiesta di otto) l’ingegnere Guglielmo La Regina, ritenuto l’ideatore di quel sistema di corruzione che venne bollato come appaltopoli e che vede decine di professionisti a giudizio a Napoli; 5 anni e sei mesi per l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro; un anno, pena sospesa, per Roberto Di Tommaso, rup dei lavori; 4 anni e sei mesi per il docente Vincenzo Manocchio, esponente della commissione di gara che assegna l’appalto a un privato. Tutti gli imputati potranno ricorrere in appello e dimostrare la correttezza della propria condotta.
 
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