Schiave del sesso, via dalla strada:
prigioniere in 80 connection house

Schiave del sesso, via dalla strada: prigioniere in 80 connection house
di Mary Liguori
Sabato 30 Gennaio 2021, 08:00
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Su Ischitella scende una pioggia leggera, fili di neve ghiacciata. Il sole è nascosto da una foschia tetra. Una macchina costeggia il marciapiede, tampina un’avvenente bionda in tacchi a spillo. Lei s’abbassa nel finestrino, un secondo dopo monta in auto. L’utilitaria procede fino a un albergo con la facciata di un barocco anni 80. I due scendono, si dirigono nella hall. Scompaiono nel palazzotto. La prostituzione bianca ha trovato rifugio da tempo, e più che mai in pandemia, nei motel che sopravvivono sul Litorale Domitio nonostante il turismo, da queste parti, sia un sogno rimasto ben chiuso nel cassetto. Romene e albanesi ancora le si vede per strada, solo di giorno, come è sempre stato. La notte è delle ragazze di colore, ma sulla Domitiana, ormai, se ne vedono davvero poche. Libere, finalmente? Niente affatto. La pandemia non le ha salvate, le ha rese semmai ancor più schiave. Perché se prima del covid le madame le mandavano sulla strada dal tramonto all’alba, ora le tengono chiuse nelle connection house. Sono almeno ottanta le case chiuse gestite da nigeriani nella sola Castel Volturno, con concentrazioni a Pescopagano e Destra Volturno. Ottanta covi dove, da quando il covid ha stravolto il mondo, le giovani vittime della tratta sono rinchiuse e ricevono quasi esclusivamente clienti connazionali. 

I nigeriani pagano 5 euro, mentre per gli italiani la «tariffa» è di 20.

Quindi la clientela bianca è scomparsa? «No - spiega una fonte del posto - gli italiani che continuano a pagare per il sesso con le ragazze di colore sono pochi rispetto a un anno fa, quando si esercitava soprattutto per strada, ma anche continuano a fomentare la tratta: alcuni sono ammessi nelle connection house». E non hanno paura del contagio? «Evidentemente no - continua - eppure il virus circola benché non ci siano screening». Lo conferma il «caso». Ieri mattina, l’ultimo tampone a un nigeriano finito in manette. Esito: positivo. Era partito dalla Germania in pullman, è arrivato a Roma e da lì ha preso un interregionale per la Campania. A quanto pare, doveva ritirare della droga, ma non ha fatto in tempo perché lo hanno fermato prima. E oltre ai soldi con sé aveva anche una elevata carica virale che si è portato addosso durante il suo lungo viaggio attraverso l’Europa. Ma torniamo alla tratta che, con il traffico di eroina e di cocaina, rappresenta il principale business della mafia nera a Castel Volturno. «Il debito con le madame, le ragazze, devono comunque pagarlo - spiega ancora l’addetto ai lavori - Ogni ragazza, per tornare libera, deve pagare circa 25mila euro: ovviamente ha un solo modo per farlo, continuare a prostituirsi». Denaro che transita sulle postepay, come hanno confermato inchieste datate e recenti. Che la pandemia abbia limitato la presenza in strada, agli schiavisti non importa. Né l’ordine dell’Oba che nel 2019 ha proibito il ricorso ai riti woodoo che obbligano alla schiavitù le giovani africane ha sortito effetti. Il juju colpisce la ragazza, ma anche i suoi familiari rimasti in patria. Per questo, quando l’Oba ne ha annullato gli effetti, ovvero le maledizioni, non è cambiato molto. «Come la legge, - ammoniscono gli schiavisti,- la decisione dell’Oba non è retroattiva quindi, se scappi o ci denunci, finisce male lo stesso». L’incantesimo, quindi, è tutt’altro che spezzato. «Non a caso, - continua l’esperto - prima di partire per i viaggi della droga, i corrieri vengono messi in contatto con i santoni in Nigeria i quali predicono l’esito della corsa, mandano benedizioni, avvisano su eventuali pericoli. Sono telefonate più volte intercettate».  

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Il traffico di droga conferisce ai gruppi nigeriani autonomia e potere. Oggi in che rapporti sono i clan casertani con la mafia nera? «Per gli stupefacenti ci sono continui contatti con la malavita del basso Lazio: vengono a Pescopagano a rifornirsi. Quanto alle cosche locali, apparentemente allo stato attuale le due mafie non sono in contrasto tantomeno sembra esserci un rapporto di soggezione da parte degli africani. Cinque, sei famiglie nigeriane si dividono i proventi della droga che transita dalla Tanzania all’Olanda, la regia resta in Piemonte dove vivono i capi degli Eye, il gruppo più radicato a Castel Volturno». Piove più forte, intanto, su Castel Volturno. Un’altra ragazzina rumena ammicca a un finestrino e poi sale su una berlina ammaccata. È ormai buio. Sul marciapiedi a Ischitella resta solo una giovane bianca. Fuma e aspetta. Le schiave nere non ci sono. Sono chiuse nelle prigioni delle connection house. Fuori piove a dirotto, e piove di più ogni volta che un piano di recupero muore sulla carta delle promesse.

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