Scissionisti e broker albanesi
dietro il fiume di droga dei Milone

Scissionisti e broker albanesi dietro il fiume di droga dei Milone
di Mary Liguori
Mercoledì 21 Ottobre 2020, 08:30
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A Melito una piazza di spaccio arriva a fruttare anche 25mila euro al giorno. È stata, la città a nord di Napoli, la terra di conquista degli scissionisti dopo la faida per il controllo delle Vele di Scampia e, prima ancora, la zona in cui isoldi della droga dei Di Lauro si trasformava in cemento.
Da alcuni anni, a leggere le carte dell’ultima operazione antidroga messa a segno nel Casertano, è stata, Melito, anche un buon canale di approvvigionamento di cocaina e hashish per famiglie di criminalità dedite soprattutto allo spaccio nell’enclave napoletana di Orta di Atella e nell’area limitrofa che va da Marcianise a Cesa. La fotografia che l’Antimafia scatta all’atto del deposito della richiesta di misura di custodia cautelare, siamo nell’inverno del 2018, inquadra otto mesi di compere all’ingrosso, proprio a Melito, presumibilmente da quel clan Pagano ormai egemone in zona, che oggi riconosce la leadership del gruppo a Salvatore Chiariello, meglio noto come Totore «’o boxer». Ma l’indagine porta alla luce anche figure di mezzo, intermediari, e ripercorre passaggi di mano di partite di stupefacenti di cui s’incaricano per conto dei Milone - aversani trapiantati a Orta di Atella ritenuti a capo del cartello sgominato ieri, pregiudicati albanesi col ruolo di broker. 
È un giro tutto sommato redditizio: i carabinieri di Marcianise, diretti dal capitano Lucio Pellegrino, sono riusciti a contabilizzare entrate e uscite del cartello e hanno concluso che la droga dei Milone muoveva fino a mezzo milione di euro ogni otto mesi. Droga quanta ne basta, dunque, per rifornire le piazze fisse, in appartamenti presi in fitto solo per spacciare, e le piazze itineranti, con i pusher a chiamata via chat che consegnano la roba davanti ai bar, ai circoli ricreativi e a domicilio. Fino al periodo precedente il lockdown la situazione pare sia stata questa, poi la serrata ha duramente colpito anche questo «settore dell’economia». Il liberi tutti di maggio ha riacceso il motore dei giri sommersi e Orta di Atella si candida oggi come una delle realtà più intrigate sotto il profilo criminale per il settore della droga. Un paese dormitorio, balzato negli anni agli onori delle cronache per le clamorose speculazioni edilizie che ne hanno in pochi anni triplicato la popolazione, speculazioni passate attraverso gli uffici del Municipio, e per trame opache intessute da politici e imprenditori sotto la regia della camorra. 
All’ombra dei potenti clan di Secondigliano, dunque, partono da questo paesone le partite di droga destinate anche a Marcianise, un tempo fortino degli agguerriti Belforte, oggi evidentemente meno blindata del passato rispetto alle ingerenze di criminalità varia. D’altronde, l’indagine così come si è sviluppata, ha escluso che l’associazione per delinquere di cui facevano parte i trentotto indagati avesse una fisionomia camorrista. Né, al momento, tra gli arrestati compaiono personaggi collegati a cosche di malavita. Si tratta, secondo il gip di Napoli che ha spiccato le misure, di un gruppo a organizzazione verticistica il cui unico business noto è la droga. Questo fino agli ultimi mesi del 2018 quando l’indagine che li riguarda si chiude. Non prima, però, di immortalare una complessa organizzazione con diramazioni a Succivo, Sant’Arpino e Cesa, e ad Aversa, ma anche a Sant’Antimo, Afragola e Casoria. 
Il tutto con un dialogo costante con Melito, ma anche con Caivano, ormai ai livelli della Secondigliano degli anni d’oro in fatto di vendita di stupefacenti.

Situazioni che sarebbero state in essere fino a due giorni fa, visto che i 38 soggetti arrestati ieri erano tutti liberi e, presumibilmente, anche dopo la chiusura delle indagini nel 2018, hanno continuato le loro attività riempiendo il vuoto che sulla zona atellana si è creato dopo le inchieste dei primi anni 2000 che hanno disarticolato i clan locali. Loro, i Milone, hanno tenuto un profilo basso, tanto da passare inosservati per anni. Un profilo che rimanda a quelle vecchie figure della criminalità, tanti fatti, poca scena. 

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