Covid, scuole e locali bloccati
ma a Caserta la movida non si ferma

Covid, scuole e locali bloccati ma a Caserta la movida non si ferma
di Emanuele Tirelli
Sabato 10 Ottobre 2020, 09:50
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De Luca è stato chiaro nella sua diretta Facebook di ieri, richiamando l'attenzione sui numeri in crescita costante e quindi sulla possibilità di un nuovo lockdown. I decreti ci sono, sia del governo centrale che della Regione. Le sanzioni sono previste. Gli orari d'apertura e chiusura dei locali sono disciplinati in modo stringente. Le distanze di sicurezza limitano eventi, spettacoli, proiezioni, mostre e tutto il comparto enogastronomico. Il turismo è in ginocchio, molte scuole stanno chiudendo, eppure a Caserta la movida è continuata. E la giornata di oggi rappresenta una prova importante.

Una grande stretta è arrivata la settimana scorsa, a ridosso del weekend, con il divieto di vendere bevande alcoliche da consumare al di fuori dei locali (e non ai tavoli esterni) dopo le 22, ma nel centro cittadino non ha fatto molta differenza, almeno fino a poco prima di quell'ora, quando sono scattati i controlli con una presenza interessante delle forze dell'ordine. Per tutto il pomeriggio e nella prima parte della serata, invece, è stato facile muoversi nelle vie principali della movida quasi indisturbati, a passeggio sull'ultimo tratto di via Roma, su corso Trieste, in piazza Dante e su via Mazzini. Poi ci sono le stradine laterali, come via Vico, che spesso è tutta un assembramento. Niente mascherina, o sistemata al braccio, al massimo sotto la bocca. Non tutti, ma decisamente in troppi, e sempre vicini. Si è andati avanti così anche nei giorni infrasettimanali. Caserta non è sicuramente una città dalle strade particolarmente esuberanti al di fuori del weekend, ma si esce comunque, spesso ci si ferma a chiacchierare in piedi o sulle panchine, anche in una serata di giovedì o durante i pomeriggi. I 110 nuovi casi da coronavirus di due giorni fa in tutta la provincia hanno fatto segnare un record, negativo. Poi quel record è stato nuovamente battuto con i dati di ieri: 131. Sicché le dinamiche che esulano dalla sera del sabato risultano comunque robuste e determinanti nella loro pericolosità.

L'assenza dei controlli costanti non giustifica i comportamenti di questi giorni. Il senso di responsabilità dovrebbe prevalere, ma pure quello di opportunità. Scavalcando pure i rischi di una multa o di finire ricoverati per aver contratto il virus, ci sono quelli intermedi dell'isolamento domiciliare e poi della chiusura delle attività, un nuovo lockdown che bastonerebbe definitivamente le economie dei cittadini. Nemmeno questo sembra fermare tantissimi giovani e molti adulti, perché le evidenze dimostrano che sono soprattutto le nuove generazioni a contravvenire. Poi ci sono i gestori dei locali. In una posizione esattamente contrapposta a quella di chi osserva fedelmente le regole, e ne chiede il rispetto, non è impossibile ritrovarsi dinanzi o dentro qualche locale del centro dove chi ci lavora ha la mascherina abbassata, sotto il naso o sotto la bocca. E sì che il fastidio è molto, ma avere a che fare con cibi e bevande richiede un'attenzione ancora più alta.

Bar, gelaterie, pasticcerie e altre attività simili devono chiudere alle 23. Un limite che per il venerdì e il sabato arriva alla mezzanotte, ma che non riguarda gli esercizi nelle strutture della vendita all'ingrosso che effettuano orario notturno. Nei ristoranti, nei pub e nelle pizzerie, l'ultimo ingresso dei clienti è alle 23, e da quel momento scatta pure il divieto dell'asporto, mentre le consegne restano libere. Fuori della propria abitazione la mascherina va indossata sempre - assembramenti o meno, anche a «distanza di sicurezza» - tranne quando ci si ritrova per bere o per mangiare. Ma l'obbligo vale anche per l'ingresso e l'uscita dai locali, dove è necessario misurare la temperatura e prendere i dati dei clienti, da annotare e conservare per quattordici giorni.
 

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