«Sei un eroe», la figlia celebra
il boss vicino ai Casalesi

«Sei un eroe», la figlia celebra il boss vicino ai Casalesi
di Mary Liguori, Fabio Mencocco
Giovedì 9 Agosto 2018, 11:49
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Il sole picchia in testa e le strade sono deserte. Solo qualche ragazzo di colore percorre in bicicletta i vicoli intorno alla chiesa di Maria S.S. Annunziata. Di fronte, incollato su una cabina dell'Enel, il piccolo manifesto che annuncia il funerale che non si è più celebrato con i nomi delle quattro figlie e dell'unico figlio del boss Luigi Venosa.
«Non abito qui, cosa volete che vi dica, ho applicato ciò che insegna la Chiesa». Il sacerdote di San Cipriano d'Aversa al centro delle polemiche, Vincenzo Verde, resta barricato in canonica. La voce gracchia attraverso il citofono. «Quello che andava detto - chiude - lo ha già detto il vescovo». Parole chiare, i camorristi in chiesa il funerale da queste parti non l'avranno più. Ma a San Cipriano si è sfiorata la gaffe per un soffio. Senza la protesta dei familiari delle vittime innocenti di camorra, e l'altolà del questore di Caserta, quella messa la si sarebbe celebrata perché dalla parrocchia qualcuno ha dato il nulla osta ai familiari del camorrista, o alle pompe funebri, che poi sono quelle che un anno fa sono finite nell'inchiesta sul business dei Casalesi sul caro estinto. Bidognetti aveva le quote in quell'azienda. Ma torniamo a San Cipriano. Sono passate alcune ore dal rito funebre al cimitero di Casapesenna dove quel che resta della famiglia Venosa, decimata dai pentimenti, ha celebrato l'addio in forma privata a Luigi «o cocchiere», il sanguinario capoclan scarcerato perché in fin di vita e morto un giorno dopo il ritorno a casa.

IL FUNERALE
È stato don Antonio Sgariglia, il viceparroco dell'Annunziata, a farsi carico dell'estremo saluto. Una quarantina di persone hanno ascoltato le parole del sacerdote. «Quest'uomo si è macchiato di gravi peccati, - ha detto - ma non sta a noi giudicare. Lo affidiamo alla misericordia del Signore». Frasi che pesano e che mettono un punto all'intera vicenda. O forse no. Le figlie del boss, attraverso i social, non le mandano a dire. Dopo aver minacciato una cronista che nei giorni scorsi aveva criticato la decisione dei magistrati di lasciare che Venosa morisse nel suo letto, le figlie del capoclan defunto si sono sfogate anche ieri. Sul gruppo «Sei di San Cipriano» un post al vetriolo, poi cancellato, ha visto la figlia del boss scagliarsi contro i suoi concittadini: «Vergognatevi, prima ci avete mangiato e poi criticate». Poco dopo la donna ha eliminato il post.

«SEI IL NOSTRO EROE»
La camorra ai tempi dei social si esibisce con forza rinvigorita. Un post assume significato se a scriverlo e l'esponente di una famiglia di camorra. Spesso non tutto è come appare, ma il caso del boss cui la questura ha negato i funerali in chiesa sta mettendo sulla piazza del web sentimenti e pensieri che, una decina d'anni fa, sarebbero rimasti nel chiuso di cuori e di menti. Sono tutti on line, invece, i messaggi di dolore che Teresa Venosa da giorni dedica al padre. «Mi manchi non so stare senza di te, sei il mio ossigeno». D'altronde la donna ha condotto una battaglia personale per fare in modo che la salma del padre potesse essere benedetta in chiesa. Non è un caso che proprio attraverso facebook la donna aveva esultato scrivendo: «Dalle figlie ai nipoti, abbiamo vinto la battaglia, mio eroe ci bastava questo». Parole postate quando ancora erano convinti che il defunto sarebbe stato accolto con tutti gli omori in chiesa e che potesse ricevere un normale rito funebre. La «battaglia», la Venosa l'ha inizialmente vinta, poi ha perso la sua personalissima guerra perché la questura ha vietato i funerali in chiesa. Parenti e amici hanno però potuto vivere a fianco del camorrista gli ultimi istanti di vita, dato che il 64enne. La camera ardente è apparsa particolarmente affollata, diverse le corone di fiori donate.
 
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