Sgombero abusivi, ordine di Salvini:
subito le ruspe a Sant'Arpino

Sgombero abusivi, ordine di Salvini: subito le ruspe a Sant'Arpino
di Mary Liguori
Lunedì 11 Febbraio 2019, 11:30
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La stretta del Viminale sugli sgomberi degli edifici pubblici e privati produce i primi effetti in provincia di Caserta. È il caso di Sant'Arpino, dove una lottizzazione residenziale è bloccata da undici anni a causa di quattro famiglie di etnia rom che abitano, senza alcun titolo, su una parte dei suoli destinati alla realizzazione di condomini. Dopo l'intervento del ministro Matteo Salvini, che ha risposto all'appello dell'imprenditore edile danneggiato dalla vicenda, la Prefettura di Caserta ha riunito il comitato per l'ordine pubblico e, a breve, della situazione verranno investiti sia il tribunale dei minori che la Procura. Tra le venti persone da sgomberare ci sono infatti otto bambini. Se ne dovrà fare carico il Comune, come ha confermato il sindaco Giuseppe Dell'Aversana.
 
Lo scopo del tavolo che si è riunito a Palazzo di governo è dare seguito all'ordinanza di abbattimento che ha colpito, ormai da tempo, le tre ville realizzate abusivamente dai rom sul suolo privato. Ordinanza contro la quale gli abusivi, rappresentati da un agguerrito pool di avvocati, hanno anche presentato ricorso. Il Consorzio C1V di via Alessandro Volta, nel comune di Sant'Arpino, si è ritrovato così a doversi «difendere» in sede giudiziaria da quattro famiglie che hanno occupato abusivamente i suoli privati, di proprietà del Consorzio, destinati a una lottizzazione residenziale mai completata e, ad oggi, ancora in fase di stallo, proprio a causa dell'occupazione abusiva. Accampati ormai in pianta stabile, prima con camper e baracche, poi con villette di legno dotate di ogni comfort, le quattro famiglie che si sostengono con il parcheggio abusivo e altri espedienti, hanno creato una mini-lottizzazione che ha di fatto bloccato la lottizzazione autorizzata ad oggi incompleta proprio a causa della loro presenza. Sono settanta gli appartamenti realizzati nell'area «libera». Nella restante parte l'edificazione, tre concessioni per 30 appartamenti, tra i quali sette per housing sociale, è ferma e disarmata di fronte agli abusivi. Che, incredibile ma vero, come detto, si sono anche cimentati in un improbabile contenzioso giudiziario che il tribunale ha però spento. In questi giorni, uno dei proprietari dei suoli oggetto dell'occupazione abusiva, l'imprenditore Pasquale Pescatore, ha scritto al ministro degli Interni per ottenere lo sblocco di una situazione tanto illegale quanto paradossale. La risposta di Matteo Salvini non si è fatta attendere.

«Seguo la vicenda con attenzione e conto di risolverla al più presto. L'obiettivo è sgomberare le ville dagli abusivi così da ripristinare la legalità e difendere il diritto dell'imprenditore edile proprietario dell'area». La vicenda risale al 2007, ma lo scorso 20 novembre, dopo la direttiva ministeriale sugli sgomberi, la questione è stata affrontata nel Comitato provinciale per l'ordine e sicurezza. Le ruspe sarebbero dovute entrare in azione quindi già da tempo, tuttavia il Comune di Sant'Arpino sta provando a mediare per tutelare gli otto minorenni. Dopo le dichiarazioni di Salvini che con la direttiva sugli sgomberi ha dato un indirizzo certo a difesa della proprietà privata non è difficile immaginare che lo sfratto degli abusivi sia questione di giorni.

Ma se per gli occupanti abusivi di Sant'Arpino i giudici hanno stabilito il torto, quanto stabilito dalla Cassazione la scorsa estate apre una breccia nell'applicazione della medesima direttiva in fatto di tutela della proprietà pubblica. È il caso del centro sociale Tempo Rosso di Pignataro Maggiore per il quale una sentenza degli ermellini ha tenuto conto della atavica acquiescenza del Comune rispetto ai locali occupati abusivamente dai militanti. Gli edifici pubblici occupati non possono essere sgomberati se per anni l'Ente locale proprietario dei locali ha tollerato l'occupazione, determinando negli occupanti «il convincimento della legittimità dell'occupazione». Convincimento che, nel caso del centro sociale di Pignataro ha portato anche al pagamento delle utenze elettriche.
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