Sindaco Sparanise indagato dalla Dda
Il comitato don Diana: «I clan si infiltrano»

Sindaco Sparanise indagato dalla Dda Il comitato don Diana: «I clan si infiltrano»
Venerdì 10 Dicembre 2021, 20:50 - Ultimo agg. 20:53
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Finti operatori socio assistenziali e finte cooperative costituite, dirette e finanziate in modo consolidato negli ultimi venti anni da un ramo della famiglia Del Vecchio, storicamente legata al clan Zagaria. E' quanto emerge dall'inchiesta della Dda di Napoli e della Squadra Mobile di Caserta in cui è indagato per corruzione e turbativa d'asta con l'aggravante mafiosa il sindaco di Sparanise Salvatore Martiello, che si è autosospeso dalla carica.

Un'inchiesta con venti indagati in totale - tra cui la sorella dell'esponente di primo piano della camorra casalese Carlo Del Vecchio, imprenditori e dipendenti comunali - che conferma la consolidata e immutata capacità dei clan della camorra casalese di infiltrarsi nella pubblica amministrazione.

Sulla vicenda intervengono il Comitato don Diana e il Coordinamento provinciale Libera Caserta, che da anni denunciano episodi di malagestionne di risorse ai danni delle persone più fragili e infiltrazioni della camorra nel terzo settore. «L'indagine - di legge in una nota delle due associazioni antimafia - restituisce uno spaccato agghiacciante. Secondo i primi esiti investigativi, contando sulla collusione di dirigenti e amministratori, la camorra sarebbe riuscita a mettere le mani sulle risorse destinate alle persone fragili, a quei cittadini bisognosi di assistenza che per anni si sono visti negare il sostegno di servizi, finiti per esistere solo sulla carta e con l'unico obiettivo dell'illecito profitto. Da anni, con la nostra rete di cooperative e associazioni impegnate nella costruzione di un vero welfare sociale, denunciamo lo scempio di appalti e affidamenti destinati sempre agli stessi soggetti, criminali e truffaldini che hanno scelto di giocare con il dolore e la vita delle famiglie e che nulla c'entrano con il Terzo settore: perché quello vero è fatto di realtà che lavorano eticamente e che considerano gli utenti dei servizi non numeri, ma persone.

Siamo pronti a batterci in ogni modo per la difesa dei diritti delle persone che hanno pagato e pagano il prezzo più alto di un sistema perverso, anche valutando, se necessario, una costituzione di parte civile in un eventuale processo che possa scaturire dalla conferma delle accuse». 

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