Degrado, clochard e atti vandalici:
​l'inferno nei sottopassi di Caserta

Degrado, clochard e atti vandalici: l'inferno nei sottopassi di Caserta
di Franco Tontoli
Martedì 7 Gennaio 2020, 09:13
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La Caserta underground, quella dei sottovia, non è messa meglio di quella a raso, la sciatteria è la stessa. Svincoli di comoda viabilità in entrata e uscita dalla città, il sottopasso pedonale della linea ferroviaria, quello sulla direttrice delle vie De Martino e Acquaviva, la nostra «Mesopotamia» che sta tra le due linee ferrate per Maddaloni, e quella di lunga percorrenza a unico binario per Benevento-Foggia-Bari e, ancora, i sottopassi di piazza Carlo III e quelli sempre della linea ferrata che portano al viale Carlo III: opere imponenti datate primi anni Novanta con segni evidenti di sgretolamento.

Il sottopasso pedonale detto comunemente di via Acquaviva è da sempre dannazione di tutti i pedoni che hanno a che fare con l'attraversamento del duplice fascio di binari. Tre gli accessi, i due da e per il rione dell'immediata periferia e il terzo a mezzo per chi viene da via Ferrarecce. Nel piano dei sottovia, per il quale si impegnò il senatore Giuseppe Santonastaso all'epoca in cui era sottosegretario ai Trasporti, non fu possibile includere questa struttura, così come quella di via Unità d'Italia per San Benedetto, impossibile trapanare il sottosuolo tra due muraglie senza soluzione di continuità di edifici abitati. La cosa fu possibile soltanto per via Acquaviva e l'opera non è che sia tanto frequentata dai cittadini, molti si arrendono all'attesa appoggiati alle sbarre e tanti, imprudenti, si cimentano nell'attraversamento dei binari sottopassando le sbarre del passaggio a livello. La discesa e salita di pochi gradini ancora oggi viene considerata ginnastica scomoda. Scarsa frequentazione con conseguente annessione del lungo sottovia da parte degli scriteriati che non mancano mai, imbrattatori di professione, pareti oltraggiate da iscrizioni anche se, dopo la ripulita degli ultimi anni, si è ritenuto di transigere sugli imbrattatori elevati ad artisti di strada. Occupazione anche notturna di senzatetto fin quando non si decise di regolamentarne l'apertura e un cartello municipale, elegante di smalto, lo dice: «Apertura ore 7- chiusura ore 21». Ieri mattina, giornata festiva, l'incaricato «se l'è chiamata di festa» come osservava un negoziante nei pressi perché il sottovia aveva cancelli sbarrati ai tre accessi, come se nei giorni festivi l'impianto non fosse necessario. Una più costante attenzione è comunque indispensabile, lo rivendicano i cumuli di spazzatura, residui biologici, stracci, pannelli di controsoffitti abbattuti dall'umidità.

La situazione dei sottovia automobilistici non è esaltante, screpolature, pareti sgarrupate, doghe di alluminio per abbellimento divelte, illuminazione, per quelli più lunghi, precaria. Il sottovia tra Parco Cerasola e Parco Aranci, dal versante Caserta per Maddaloni, ha un accesso da incubo dallo svincolo di quest'ultimo parco, dossi di asfalto sollevato da radici dei pini laterali, alcuni abbattuti per la loro pericolosità ma il rifacimento della curva stradale è di là da venire, con buona pace di ammortizzatori e pneumatici delle auto. Le pareti in entrata e uscita andrebbero ritoccate laddove impatti con automobilisti distratti hanno fatto danni. Il sottovia Commaia dotato di sopraelevato passaggio pedonale, necessita di illuminazione, gli scarichi fognari finalmente assorbono l'acqua piovana dopo i ricorrenti e pericolosi fenomeni di acqua altra degli anni scorsi. Illuminazione a effetto alternato al sottopasso di piazza Carlo III, alla parete di destra dirimpettaia del parcheggio, sono state rimosse le doghe di alluminio, il carotaggio venuto alla luce non è bello e sa di scavo archeologico. Ritocchi per la funzionalità e l'eleganza anche ai sottovia Amalia di Sassonia (da viale Ellittico a viale Carlo III) e Olimpia Staric (da viale Carlo III a piazza Garibaldi, cioè delle ferrovia) non adeguati.
 
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