È disposta a spaccare i denti al figlio di undici anni pur di incassare un premio assicurativo. E non è la sola. Anche la sua amica accetta di ferire il suo bambino per lo stesso motivo. E, dopo le botte, li portano in ospedale e riferiscono che «il ragazzino si è ferito durante un incidente stradale». Una parla di un investimento e il proprietario della Smart confermerà, dinanzi al giudice di pace, di aver preso in pieno il bambino. L'altra parla di uno scontro in motorino. E anche qui le testimonianze non mancheranno. Quei referti valgono «oro»: la minore età dei ragazzini, i traumi al volto, il labbro rotto, gli incisivi spaccati, gli zigomi sanguinanti finiscono, nero su bianco, sul referto medico che servirà agli avvocati della cricca per incassare il premio assicurativo. E poi spartirsi in parti uguali il «bottino». D'altronde, a domanda diretta dei medici del Pronto soccorso, in Campania ma anche nel Veneto, i due minori confermano la tesi delle madri: incidente stradale. Sono solo alcuni dei casi emersi dall'inchiesta dei carabinieri di Caserta che ieri hanno arrestato sei persone, tra le quali due avvocati, e notificato 28 avvisi di garanzia a soggetti che, sin dal 2013, avrebbero simulato incidenti stradali per incassare soldi delle compagnie assicurative. Ciascuno con il proprio ruolo. I feriti, adulti e bambini, i testimoni, i proprietari delle macchine che si prendono la responsabilità dei sinistri. E gli avvocati, fondamentali per impacchettare le richieste di risarcimento danni. L'inchiesta - coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere - ha messo in luce il sistematico coinvolgimento di minori nel ruolo di «vittime» dei sinistri. Il motivo è semplice: i bambini sono più «credibili» quando, in ospedale, dicono di essersi feriti in un incidente. Nessuno, poi, andrebbe a pensare che la faccia al piccolo l'ha rotta sua madre per truffare l'assicurazione.
In carcere è finito il presunto capo dell'associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al falso, al traffico di droga. È il casertano Simmaco Palmiero. Agli arresti domiciliari le madri dei due minori usati per le truffe, gli avvocati Adriano Cortese e Gianluigi Ramaglia e un complice, Agostino Capone. La lista degli indagati è però molto più lunga. Il gip Ivana Salvatore ha rigettato la richiesta di misura cautelare per altre diciotto persone ritenute coinvolte nel giro truffaldino ai danni delle compagnie assicurative. Ci sono indagati nel Casertano, da Santa Maria Capua Vetere a Bellona, Sparanise e Casagiove, ma anche a Napoli, Roma e in provincia di Novara. Le indagini del comando provinciale dei carabinieri di Caserta hanno ricostruito truffe messe in atto grazie alla collaborazione di decine di fiancheggiatori pronti a testimoniare il falso dinanzi ai giudici di pace. Ovviamente in cambio di denaro.
La «lettera», nel gergo, è la richiesta di risarcimento danni per un sinistro stradale. Intercettati, gli indagati ne parlano senza filtri. Sono le prove che il pm ha usato per ottenerne l'arresto. Ma ci sono anche dialoghi in cui si fa chiaramente riferimento ai minori. Quando, nella cricca, c'è chi non «lavora» abbastanza, ovvero non procura infortuni per falsi incidenti. Come la madre di uno dei ragazzini. «Tu hai fatto quattro lettere.... quella nemmeno una... dovete prendere i bambini...» incalza uno degli indagati quando gli «affari» iniziano a calare. Ed è in quel periodo che tra i componenti della banda qualcosa si rompe. Si minacciano tra loro di denunciarsi, di fare «i pentiti». «Quello mi ha detto che se non gli davo la macchina mi andava a denunciare dei messaggi... gli ho detto, io tengo tutto, io tengo le firme... - è uno dei dialoghi intercettati - se adesso non mi porta i soldi, ci buttiamo tutte le cose addosso, mia moglie stasera si mette... io gli rompo la macchina e gliela brucio e ci pentiamo...». Altri, invece, pur di continuare a fare truffe scorticano le braccia delle mogli. Letteralmente. «Il braccio già lo tiene rotto... gliel'ho spezzato io alcuni giorni fa... ma mo il sangue si è rappreso... prima di portala in ospedale le scortico la crosta... ci vuole il sangue fresco». Dettagli da film horror, ma è tutto vero.
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