Strage di Nizza, la moglie di Endri Elezi:
«Mio marito non è terrorista, siamo lavoratori»

Strage di Nizza, la moglie di Endri Elezi: «Mio marito non è terrorista, siamo lavoratori»
Venerdì 23 Aprile 2021, 17:20 - Ultimo agg. 24 Aprile, 00:11
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«Non siamo terroristi, tutti devono saperlo a Sparanise». Tramite il legale Francesco Fabozzi, lo grida forte Denisa, moglie di Endri Elezi, il 28enne albanese arrestato dalla polizia di Stato la sera del 21 aprile a Sparanise, nel Casertano, perché colpito da un mandato d'arresto europeo emesso dalle autorità francesi, che lo accusano di aver fornito una pistola e un fucile a Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, autore dell'attentato terroristico commesso a Nizza il 14 luglio 2016, che costò la vita ad ottantasei persone. Elezi vive con la moglie e il figlio in via Solimene, strada centrale di Sparanise.

La donna, sotto choc per l'arresto e anche per l'accostamento del marito al terrorismo, «vuole rassicurare - spiega l'avvocato Fabozzi - quanti pensano oggi, a Sparanise, che tra di loro si siano nascosti terroristi; ci tiene inoltre ad affermare la più totale estraneità del marito a tali ambienti». 

«Ci opporremo all'estradizione in Francia, Endri Elezi non risponde né di strage di reati di terrorismo». Così l'avvocato Francesco Fabozzi, legale di fiducia del 28enne albanese. Ieri, l'ottava sezione della Corte d'Appello di Napoli competente per l'estradizione, ha convalidato l'arresto ritenendo sussistente il pericolo di fuga ed ha confermato il carcere per Elezi, rinchiuso nel penitenziario napoletano di Poggioreale. Il 28enne, interrogato da Mario Roberto Gaudio, presidente dell'ottava sezione, ha rigettato ogni addebito, spiegando di non aver mai ceduto alcuna arma. Nel 2016, è emerso, Elezi era in Francia, a Nizza, dove viveva con alcuni
connazionali. 

Il legale del 28enne spiega che «al momento non è ancora arrivata dalla Francia la documentazione con le contestazioni fatte dalla Procura di Parigi a carico di Elezi; l'incartamento arriverà debitamente tradotto probabilmente a metà della prossima settimana.

Per ora posso solo dire che a Elezi viene contestato il reato di detenzione e porto illegale di armi da guerra, ma nessun'accusa di strage o altri reati relativi al terrorismo gli sono stati addebitati. In ogni caso già ieri, nel corso della convalida, non abbiamo dato l'ok all'estradizione».

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L'udienza all'ottava sezione della Corte d'Appello di Napoli in cui si discuterà di estradizione si terrà il 6 maggio; per quella data dovrebbe essere più chiaro il livello di coinvolgimento di Elezi, che a Sparanise lavorava come bracciante agricolo, viveva in pieno centro in un appartamento fittato con la moglie e il figlio di quattro anni, senza fare nulla dunque per nascondersi. L'accusa a carico di Elezi è del 2020, quattro anni dopo la strage, per cui è probabile che non ne sapesse nulla, anche perché il 28enne - hanno accertato i poliziotti delle Digos di Napoli e Caserta - è entrato ed uscito più volte dall'Italia, è stato anche in Albania, e proprio dal suo Paese sarebbe rientrato in Italia due mesi fa.

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