Spari contro i profughi:
«Il colpo esploso in bocca»

Spari contro immigrato «Siamo esseri umani, ora siamo in pericolo»
Spari contro immigrato «Siamo esseri umani, ora siamo in pericolo»
di Marilù Musto
Sabato 11 Novembre 2017, 19:01 - Ultimo agg. 13 Novembre, 18:05
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GRICIGNANO DI AVERSA - Alcuni hanno assistito ai fatti. Ai giornalisti hanno addiritura mimato la sparatoria: «Ha esploso il colpo di pistola in bocca ad Alagiee e il proiettile è uscito dall'altra parte del collo», spiega un testimone. Altri, hanno visto il fuoco divampare dalla stanza, hanno sentito gli spari e sono corsi in soccorso. Prima ancora, i 159 stranieri richiedenti asilo presenti nella struttura di accoglienza La Vela di Gricignano di Aversa, avevano chiesto ad Alagiee Bobb del Gambia di andar via perchè lui «non stava bene di testa», spiegano. Anche i connazionali non ne potevano più della convivenza con Alagiee, ma lui aveva detto che gli servivano le medicine perchè ha un disturbo del comportamento. Medicine che, però, non sono state fornite.
 
«Non ero presente in quel momento - racconta un ospite siriano della struttura - dopo la sparatoria, sono venuto qui. Qualcuno dei miei amici ha anche un video di quel momento. Ho sentito persone dire che era successo questo problema. In questo edificio, quando il titolare della struttura è arrivato qui, è scoppiato un incendio. L'ospite, in realtà, aveva già provato a incediare tutto quattro o cinque volte. Poi gli hanno sparato, ma prima della sparatoria ho sentito che diceva: io non vado da nessuna parte».
 

In effetti, se gli ospiti dei centri di permanenza temporanea non rispettano le regole del centro, a loro viene notificato un provvedimento di revoca del vitto. Probabilmente, Carmine Della Gatta si era recato nel centro La Vela per notificare il provvedimento a Alagiee Bobb quando quest'ultimo ha perso le staffe. Così è partito il colpo «che gli ha attraversato la bocca ed è uscito dal collo», spiegano alcuni amici del ragazzo del Gambia. «Non si può uccidere una persona innocente direttamente - continua il ragazzo siriano - siamo esseri umani. La nostra vita è in pericolo. Dopo il fatto, quattro persone si sono messe a correre e sono fuggiti da qui,noi li abbiamo visti. Adesso loro vivono in strada».
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