Spiagge concesse senza aste:
sequestri sul Litorale, ecco tutti i nomi

Spiagge concesse senza aste: sequestri sul Litorale, ecco tutti i nomi
di Mary Liguori
Giovedì 15 Aprile 2021, 07:05 - Ultimo agg. 20:14
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Finiscono sotto chiave dieci stabilimenti balneari del Litorale Domitio. Il provvedimento preventivo applicato dalla guardia di finanza e disposto dal gip di Santa Maria Capua Vetere potrebbe essere solo il primo atto di una indagine a ampio raggio che coinvolge altre decine di lidi dello stesso territorio. Al momento, la Procura diretta da Maria Antonietta Troncone ha ritenuto «fuorilegge», sotto il profilo delle concessioni, dieci lidi che si estendono su un suolo demaniale di 75mila metri quadrati, disponendone il sequestro preventivo. Alla base della misura spiccata dal giudice per le indagini preliminari c’è quella che gli inquirenti ritengono essere una «occupazione abusiva» delle spiagge, ipotizzata sulla base del mancato rinnovo delle concessioni da parte del Comune di Castel Volturno. Alcuni dei lidi finiti sotto chiave, si legge nella nota diramata dal procuratore, avrebbero continuato a gestire i suoli anche dopo la revoca delle autorizzazioni da parte dell’ente municipale.
 
Gli stabilimenti balneari cui la guardia di finanza della compagnia di Mondragone ha apposto i sigilli sono: «Gemelli», «Lido Felice», «Il Capanno», «Liternum», «Fontana Bleu», «Lido Gallo», «Lido Scalzo», «Spiaggia d’Angelo» e «Lido delle Rose». Come detto, però, la questione delle proroghe concesse nel 2015 (e di fatto rinnovate nel 2018) e in scadenza nel 2033, è oggetto di un braccio di ferro tra la Procura e la Corte dei Conti, da un lato, e l’Assobalneatori, il Sib e l’Assodemaniali dall’altro. Ritengono, infatti, gli imprenditori del settore e i rappresentanti di categoria che la legge statale che ha prolungato le concessioni sia l’unica giurisdizione valida e che, di conseguenza, le occupazioni siano legittime. Diversa la posizione della Procura casertana e della magistratura contabile che, alla luce dell’orientamento comunitario, ritiene illegittime le concessioni stesse dal momento che non sono passate attraverso procedure di gara e di assegnazione a mezzo bando pubblico. Tali scelte avrebbero, sempre secondo gli inquirenti, in violazione dei principi di libertà di stabilimento, di non discriminazione e di tutela della concorrenza riconosciuti e applicati da tutti i Paesi dell’Unione Europea. Gli attuali gestori dei lidi del Litorale Domitio, nei Comuni costieri di Castel Volturno, Mondragone, Cellole e Sessa Aurunca, sulla riviera casertana, e di Giugliano, su quella napoletana, sono frutto di assegnazioni in alcuni casi risalenti agli anni 50 e poi prorogate di volta in volta dai Comuni per conto del Demanio. Proprio per questa ragione, se da un lato la Procura indaga sul profilo penale, la Corte dei Conti da due anni sta approfondendo l’aspetto dei presunti danni erariali provocati dal mancato ricorso alle aste pubbliche, nonché del mancato adeguamento dei canoni e, in alcuni casi, addirittura del mancavo versamento delle quote, aspetto, quest’ultimo, contestato anche per alcuni dei dieci imprenditori indagati nell’ambito dei sequestri di ieri.
 
Naturalmente, gli indagati ricorreranno al tribunale del Riesame per ottenere l’annullamento delle misure.

Facile ipotizzare quale sarà la linea difensiva. Secondo i balneatori, infatti, la situazione attuale, che verte su proroghe «è l’emblema dell’inadeguatezza dei parlamentari europei che, per mancanza di conoscenza del settore e dell’unicità che l’Italia rappresenta in fatto di stabilimenti balneari, non sono stati in grado di tutelarci e di calare la norma nella realtà. Occorre mettere mano a una riforma seria che scavalchi la mera teoria legislativa»: lo dichiarò a Il Mattino che anticipava l’inchiesta, qualche settimana fa, il presidente di Assodemaniali, Antonio Cecoro. Secondo l’associazione di categoria: «I balneatori che all’atto della prima proroga erano in regola con il pagamento dei canoni concessori non hanno da temere, così come chi si è poi messo a posto sotto il profilo economico, e poi l’ultima proroga, che scadrà nel 2033, concessa dalla legge 145, è partito nel 2018, per cui siamo già in proroga da tre anni». Un punto di vista che, però, la Procura non sembra condividere. 

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