Straordinari, ferie e riposi negati:
scure sulla Reggia di Caserta

Straordinari, ferie e riposi negati: scure sulla Reggia di Caserta
di Mary Liguori
Venerdì 29 Marzo 2019, 12:30 - Ultimo agg. 14:38
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Il gruzzolo supera il mezzo milione di euro e potrebbe aprire un'inchiesta della Corte dei Conti qualora si acclarasse che la Reggia, in quanto datore di lavoro, non ha provveduto ai diritti dei lavoratori in fatto di ferie e riposi compensativi da relativi straordinari. Il «montepremi» di ore di lavoro extra non retribuito, il riposo compensativo e le ferie non godute sono stati oggetti di una trattativa saltata in fretta e si è trasformato in quindici procedimenti che potrebbero finire male, anzi malissimo, per la Reggia di Caserta. Sono quindici, per ora, i dipendenti della Soprintendenza autonoma che chiedono la monetizzazione di ferie, riposi e straordinari non percepiti. Li rappresenta tutti l'avvocato Katiuscia Verlingieri, il legale che ha già battuto il Ministero nel 2010 al termine della causa intentata dal sovrintendente Mario Pagano che ottenne il reintegro nei ruoli del Mibac dopo che era stato sollevato dall'incarico di responsabile per i Beni Archeologici dell'area di Caserta e Benevento. Il nome di Pagano, peraltro, è in pole per la direzione della Reggia.
 
L'avvocato Verlingieri ha già conquistato un primo round, per una parte dei ricorrenti, dinanzi al giudice del lavoro di Santa Maria Capua Vetere. Sono stati quindi emessi diversi decreti ingiuntivi che per ora sono «congelati» perché l'amministrazione della Reggia ha presentato opposizione. Per gli altri lavoratori le cause sono ancora in corso. Una scure che rischia di abbattersi su Palazzo reale. Come detto, nel tentativo di recuperare il dovuto, un gruppo di dipendenti ha intavolato una trattativa un anno e mezzo fa, ma è stata infruttuosa. Di qui il ricorso all'avvocato che ora tenterà di ottenere il pagamento di quanto i dipendenti dicono di vantare.

Secondo quanto emerso, tra ferie, riposi e straordinari, in media ogni lavoratore che ha intentato la causa vanta un credito di 35mila euro nei confronti della Reggia. Sommando il tutto, se dovessero spuntarla, otterrebbero complessivamente una cifra che supera il mezzo milione di euro. Ma il numero di ricorrenti potrebbe aumentare. Altri dipendenti sono infatti nelle stesse condizioni e potrebbero accodarsi ai colleghi in futuro. Anche alla luce della prima vittoria ottenuta in tribunale.

Da contratto, ciascun lavoratore deve coprire 5 ore e 50 minuti di servizio al giorno e ha diritto a un turno di riposo a settimana. Se per questioni organizzative non riesce a goderne, lo recupera la settimana successiva e se questo non avviene ne risponde il datore di lavoro. Se in diciotto mesi non c'è compensazione, può chiedere la monetizzazione. Il numero di ore di lavoro extra sarebbe lievitato anche in conseguenza alle aperture straordinarie della Reggia e non sarebbe stato compensato con i dovuti riposi. Per questo, i dipendenti battono cassa. Il caso limite è quello di un lavoratore che vanta 480 giorni di riposo accumulati. Tra i dipendenti c'è anche chi, godendo della legge 104, si è fermato per il permesso retribuito e non per il riposo spettante. Anche questo aspetto è oggetto del contendere.

Qualora l'avvocato Verlingieri dovesse ancora una volta spuntarla contro il Ministero, per la Reggia si potrebbe aprire uno scenario dinanzi alla Corte dei Conti. Se infatti si accertasse la malagestione dei turni e quindi l'accumulo evitabile dei tesoretti che ora i dipendenti recriminano, a Palazzo si rischierebbe una indagine per danno erariale. Casi del genere sono già stati oggetto di indagini della Corte dei Conti. Come quelli relativi ai fitti a costi stracciati tra le mura della Reggia e i costi delle utenze degli inquilini che per anni, sono stati sorprendentemente a carico della Sovrintendenza e quindi della spesa pubblica.
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