Telefoni in carcere, il capo dei cappellani:
«È un caso isolato, noi portiamo il Vangelo»

Telefoni in carcere, il capo dei cappellani: «E' un caso isolato, noi portiamo il Vangelo agli ultimi»
Telefoni in carcere, il capo dei cappellani: «E' un caso isolato, ​noi portiamo il Vangelo agli ultimi»
di Marilù Musto
Lunedì 8 Giugno 2020, 15:48 - Ultimo agg. 10 Giugno, 08:50
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«Sono stato ingannato, mi avevano dato un confanetto con del tabacco e, invece, la polizia ha trovato sette telefoni all'interno». Questo lo sfogo del sacerdote, don Pierpaolo, trovato in possesso di sette telefoni cellulari consegnati a lui da un amico di un detenuto nel carcere di Carinola. Qualcuno si è approfittato di lui, ma probabilmente c'è stata poca attenzione da parte del sacerdote dell'ordine dei Sacramentini: «Ammetto la leggerezza, ma non c'è stato dolo», ha spiegato.
Ma sull’episodio accaduto nel penitenziario di Carinola, in provincia di Caserta, con al centro il sacerdote volontario, oggi interviene il capo dei cappellani delle carceri d’Italia, don Raffaele Grimaldi.

Don Grimaldi parla dell'evento che ha suscitato non poco sconcerto nella realtà dei 250 cappellani disseminati sul territorio nazionale. «Questo deve far riflettere le autorità giudiziarie in favore della tutela degli operatori negli istituti penitenziari compresi quelli del mondo del volontariato, ma deve anche tutelare la figura del Cappellano del carcere che svolge la sua funzione con spirito di abnegazione e di solidarietà nel pieno rispetto dell’ordinamento penitenziario», dice. «Questo caso isolato – afferma l’ispettore don Grimaldi - non deve suscitare dubbi né minare la credibilità dei Cappellani incaricati, uomini di grande fiducia, persone di riferimento per le direzioni e la polizia penitenziaria, le quali riconoscono apprezzamento e stima per l’opera quotidiana di portare il Vangelo della speranza a tutti coloro che si sono smarriti».







Amarezza è il sentimento che pervade il cuore di tutti i Cappellani delle carceri d’Italia.

«Ciò che è accaduto a Carinola - si legge nel comunicato di don Raffaele - rischia di sminuire il prezioso servizio pastorale dei 250 Cappellani che svolgono quotidianamente con dedizione e impegno il proprio ministero, offrendo il proprio tempo a supporto di chi vive il dramma della detenzione. L’ Autorità Giudiziaria certamente farà luce su questo increscioso episodio di imprudenza e di debolezza umana da parte di un sacerdote, testimone del Vangelo, che è venuto meno anche ai principi della legalità e della trasparenza. Perciò, sorretti dai principi cristiani, resta la speranza da parte dell’Ispettorato che siano chiarite le motivazioni che hanno condotto a una tale ingenuità. Il mio giudizio - afferma l’ispettore Generale dei Cappellani - non vuole essere di condanna, ma di monito per questo evento che ha sicuramente toccato la sensibilità dei tanti cappellani che con spirito di abnegazione e senso del dovere, svolgono il loro prezioso servizio di promozione umana e spirituale»

«I Cappellani delle carceri sono figure ecclesiali dotate di grande sensibilità e solidarietà verso tutti confermata dalla missione evangelica - conclude don Raffaele - a loro indiscussa presenza nelle carceri è radicata nel tempo, attraverso l’operato e la testimonianza, quale ministero affidatogli per esercitare con impegno e professionalità tale mandato.
 Le ragioni ben consolidate per questo loro ministero, confermano che la presenza del sacerdote, al di là di qualche isolato e sgradevole episodio, è necessaria come impegno per riscattare, accogliere e includere coloro che la società emargina, rifiuta e scarta».



 
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