«Un protocollo invece del decreto»,
la delusione dei comitati anti-veleni

«Un protocollo invece del decreto», la delusione dei comitati anti-veleni
di Maria Pirro
Martedì 20 Novembre 2018, 12:00 - Ultimo agg. 13:53
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Inviato a Caserta

«Chi è responsabile della malattia di mia figlia?» chiede con rabbia Fabio Mazzei. È il papà di Ginevra, 6 anni, da quattro colpita da tumore al cervello. Ed è il volto della piazza che urla «Basta promesse» e impugna i sacchetti con sopra impresse le foto del premier e dei sei ministri riuniti in prefettura per firmare il protocollo d'azione per Terra dei fuochi. Una piazza che si sente anche tradita, attraversata da diversi sentimenti e dalle tante anime, tra cui si fanno notare i leghisti del Sud che scatenano ulteriori tensioni.

«Se servisse, mi getterei contro il palazzo con una cintura di esplosivo», dice Mazzei. Non un kamikaze. Non un attivista dei centri sociali, ma un impiegato della Camera di Commercio. Un padre di famiglia disperato, che abita a Melito. Trattenendo le lacrime, il genitore racconta: «Nel 2015, avuta la diagnosi, mi sono indebitato per curare la mia bimba. Ha già subito cinque interventi chirurgici, l'ultimo a Hannover». In piazza, sotto la pioggia incessante, ci sono anche le mamme vulcaniche. La portavoce, Antonella Ascione, elenca le patologie registrate solo tra i parenti più stretti: «Mia figlia, ammalata di cancro alla tiroide; mia madre alla colicisti; mia zia alle ossa. E l'altro ieri è morto un vicino di casa». In sei sono arrivate con un minibus e lo striscione rosso di sempre, quello srotolato già dieci anni fa, contro l'apertura della discarica nel parco del Vesuvio. «Siamo qui per dire no agli inceneritori: abbiamo già pagato troppo». «E continuiamo a farlo», interviene Elisa Scala. «Per un sanguinamento dal naso, mio nipote ha eseguito una tac, poi una risonanza, e non sappiamo ancora cosa ci aspetta», sospira.
 


È qui, tra la gente che solleva i cartelli, Marzia Caccioppoli, presidente di Noi genitori tutti ma innanzitutto mamma di Antonio, stessa sorte degli altri. «La lotta è la mia ragione di vita». E la sede dell'associazione si trova nella parrocchia di Maurizio Patricello, a Caivano. «Ma il dramma di Terra dei fuochi non va confuso con la polemica sugli inceneritori», avverte. «Per questo, non è momento di incontrare Luigi Di Maio, uno di noi, in cui abbiamo creduto. Come Sergio Costa, insieme abbiamo scoperto la discarica più grande a Calvi Risorta».

Con il sacerdote antiveleni, incontra Conte, Salvini e Di Maio, invece, Aurora, 12 anni. «La prima di milioni di ragioni per non arretrare di un millimetro su ciò che stiamo facendo per la Terra dei fuochi», la descrive Di Maio in un tweet, mentre il premier la cita nel suo discorso, trasformando il nome della sua associazione in programma politico: parlare di Terra dei cuori. Dietro le transenne, Mariateresa Imparato, presidente regionale di Legambiente, è però «amareggiata». «Ci avevano detto che avrebbero fatto un decreto, firmano un protocollo, ma noi chiediamo risposte subito: un impianto di compostaggio - anziché un inceneritore - per ogni provincia. La Campania non si merita strumentalizzazioni per trattative sui punti fuori dal contratto di governo, dal condono di Ischia all'emergenza rifiuti».
 
 

Ma anche in piazza ognuno ha un motivo diverso per farsi sentire. È contro il decreto sicurezza, ad esempio, Irma Halili, 40enne italo-albanese, della onlus Civis; mentre Carmela De Lucia, referente di Libera, si schiera direttamente «contro Salvini e tutto il governo». Due ingegneri stringono tra le mani una denuncia presentata per sbloccare le assunzioni all'Arpac, l'agenzia regionale per la protezione ambientale: «Siamo risultati idonei al concorso di dicembre 2017 e abbiamo diritto di entrare». Ivan Santinelli è uattore della Fabbrica Wojtyla, in piazza con mezza compagnia: «Contro il femminicidio. Basta dire basta». Alle 15.15 arriva il ministro dell'interno e partono i fischi ma scattano anche gli applausi (dei leghisti). «Buffone, sciacallo», gridano altri. Quando entra Luigi Di Maio. gli lsu lo salutano con la mano alzata. «Ci ha ricevuto in mattinata», spiega Domenico Chinelli, 55 anni, che argomenta: «Noi abbiamo seguito corsi per la raccolta differenziata anche in spiaggia, e siamo pronti a collaborare, l'unica strada non sono le discariche».
Giovanni Venditti, rappresentante sindacale dei Consorzi di bacino, i famigerati Cub al centro di scandali e vertenze sui rifiuti, espone i problemi al microfono di una radio svizzera: «Mancano gli impianti. E dal 2010 noi siamo senza lavoro e pure senza stipendio». Enzo Tosti, volto storico del comitato Stop biocidio, annuncia le barricate contro altri inceneritori. «Salvini è venuto a dichiarare guerra al Sud». E Di Maio? Il giudizio per ora resta più cauto, ma i comitati non lo seguono a Caivano, nella manifestazione pubblica che segue la firma del patto anti-roghi.

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