Torture con spray urticanti in manette i figli di Ligato

Le testimonianze degli imprenditori finiti nel mirino

Carabinieri in azione
Carabinieri in azione
Marilu Mustodi Marilù Musto
Sabato 14 Gennaio 2023, 08:34 - Ultimo agg. 16:28
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«Ho avuto paura e ho ancora paura, ma i Ligato stanno perseguitando me e la mia famiglia. Pietro Ligato ha utilizzato un drone per sorvegliare la mia abitazione, ho interpretato questo evento come un episodio minatorio. Per quieto vivere abbiamo sempre pagato». Tremante, dopo un bicchiere d'acqua bevuto tutto d'un sorso, un imprenditore del settore delle onoranze funebri di Pignataro Maggiore e Vitulazio ha raccontato ai carabinieri gli anni in cui è stato costretto a pagare 30mila euro al mese (con scadenza il giorno 30 di ogni mese) al clan Ligato, gestito dai figli del vecchio boss Raffaele Ligato, defunto. Quel capoclan, per intenderci, che indossò gli abiti del braccio armato nell'omicidio di Franco Imposimato nel 1983, fratello del giudice Ferdinando (di Maddaloni) che stava indagando a Roma sulla latitanza del mafioso Pippo Calò. Vecchie storie che s'intrecciano ai giorni nostri: i figli del boss, Pietro, Antonio e Felicia Ligato, tornano alla ribalta come i nuovi «messia» della camorra, piovra che non è mai morta nel territorio dell'agro caleno. La famiglia mafiosa aveva cercato persino di riprendersi un vecchio fondo all'interno del cimitero, minacciando una famiglia che aveva comprato il terreno all'asta. Speronando l'auto di un uomo, avrebbero poi fermato i nuovi proprietari chiedendo 18mila euro come «tassa» sul terreno.


Ieri, i tre fratelli Ligato sono stati arrestati con l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso: si tratta di Pietro (scarcerato nel 2017) e i suoi fratelli. Eppure, i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta, insieme a quelli della compagnia di Capua, hanno faticato non poco per strappare un riscontro dalla voce delle vittime. L'imprenditore del settore delle onoranze funebri, chiamato in caserma, in un primo momento ha negato: «Ribadisco di non aver mai subito richieste estorsive - aveva raccontato - non ho paura di nessuno e tengo a precisare che sono sposato con Michela Lubrano, figlia di Antonio Lubrano, fratello di Vincenzo Lubrano, in pratica mia moglie è cugina dei fratelli Ligato». Ed ecco che spunta una novità: la nipote di un altro capoclan (Vincenzo Lubrano) diventa vittima dei cugini. La spaccatura fra i due cartelli è lacerante. Il quadro della garanzia di «intoccabilità» delle vittime, infatti, non ha retto al cospetto dei carabinieri: dopo una breve pausa dell'interrogatorio, l'imprenditore del settore dei funerali ha confessato le vessazioni che era costretto a subìre.

Durante le perquisizioni ordinate dalla Dda, i militari - coordinati dal comandante provinciale Manuel Scarso - hanno anche scoperto due droni del valore di oltre cinquemila euro, di cui uno con telecamera termica per uso notturno, uno smartphone, un microtelefono, apparecchiature ricetrasmittenti, un disturbatore di frequenze radio digitali multiplo e varie batterie, anche di grandi dimensioni. Pietro Ligato soffriva della fobia di essere intercettato. Nella sua abitazione sarebbero stati trovati anche un tirapugni e una bomboletta di spray urticante. Dall'ordinanza firmata dal gip Fabrizio Finamore, infatti, emerge un episodio vicino alla tortura: Pietro Ligato (il figlio del capoclan) per vendicarsi dell'istallazione di un'antenna agganciata con un perno proprio accanto casa sua, avrebbe torturato l'elettricista spruzzando lo spray urticante all'uomo colpendolo poi con un tirapugni.

In realtà, con la legge Cartabia la misura cautelare per le lesioni è a rischio. Nella «Svizzera del clan», l'agro caleno, è stato arrestato (domiciliari) anche Fabio Papa, nato a Formia, di 49 anni che avrebbe avuto un ruolo nelle torture. L'inchiesta ruota intorno alle accuse di estorsione e lesioni personali, aggravati dalla finalità di agevolare la camorra. Altre due ordinanze sono state eseguite in carcere, dove sono detenuti per altra causa i fratelli di Pietro, ovvero Antonio e Felicia. Che per ora non usciranno.

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