Caserta. Traffico di reperti romani, indagati un medico e un avvocato

Foto d'archivio
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di Biagio Salvati
Mercoledì 2 Marzo 2016, 08:32 - Ultimo agg. 10:51
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Due professionisti con la passione per l’archeologia, con responsabilità ancora da accertare, sono finiti nel mirino della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito di un’indagine condotta dai militari specializzati del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli. Un avvocato di Teano e un chirurgo di Sessa Aurunca, infatti, sono stati iscritti nel registro degli indagati per il reato di ricettazione di materiale archeologico a conclusione di un’inchiesta avviata dopo alcune segnalazioni che ha portato, ieri mattina, ad alcune lunghe perquisizioni eseguite con la collaborazione dei carabinieri della Stazione di Teano.

Un atto dovuto, quella dell’iscrizione nel registro degli indagati, per consentire agli uomini dell’Arma di procedere al controllo nelle rispettive abitazioni e negli studi dei due professionisti dove sono stati rinvenuti e sequestrati 33 oggetti di «verosimile interesse archeologico e culturale, appartenenti all’epoca romana» che però dovranno essere sottoposti ad accertamenti tecnici per la conferma della loro originalità. Le perquisizioni sono scattate ieri, di buon mattino, in un’abitazione tra Teano e Roccamonfina e Sessa Aurunca ed hanno incuriosito molti vicini e residenti dei due centri dell’alto Casertano. Stando a quanto si è appreso, si tratterebbe di due persone appassionate dell’arte (molti degli oggetti, a quanto pare, non erano nascosti ma visibili nelle stanze delle abitazioni) che hanno anche chiarito alcuni aspetti a difesa. 

Ma da fonti giudiziarie, si apprende che si rende necessaria un’ulteriore istruttoria investigativa per escludere o confermare eventuali ulteriori responsabilità dei due professionisti abbastanza conosciuti in zona. Il materiale oggetto di sequestro, infatti, come recita una nota della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, «sarà sottoposto a verifiche di carattere tecnico da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e della Sovraintendenza ai Beni Culturali per poterne appurare l’effettivo pregio artistico ed economico».
In particolare si tratta di oltre trenta pezzi: reperti di epoca romanica, in particolare vasellame di terracotta e un mezzobusto in marmo raffigurante un soggetto maschile, poi sequestrati dai carabinieri. L’accertamento della provenienza, appena sarà nota, dovrà stabilire, sia l’importanza degli oggetti che l’eventuale provenienza dei reperti o possibili incauti acquisti. In ogni caso, si apprende che alcuni pezzi sarebbero stati acquistati dagli stessi indagati regolarmente. 
Elementi che confluiranno nel fascicolo giudiziario per le valutazioni del caso.
La Procura sammaritana, negli anni scorsi, si è occupata di vari casi simili ma soprattutto è riuscita a scoprire una rete di tombaroli attiva nel Casertano che riuscivano a trafugrare reperti archeologici nelle zone come Calvi Risorta ricche di reperti nel sottosuolo, per poi piazzarli sul mercato clandestino. Una delle operazioni più note, fu battezzata Rovina, peraltro anche acronimo delle città Roma, Viterbo e Napoli dove furono concentrate le indagini. Negli anni successivi furono eseguite altre operazioni, sempre in collaborazione con il Nucleo Tutela Patrimonio dei carabinieri, che portano anche al recupero di importanti opere d’arte finite all’estero, sia in Europa che negli Stati Uniti. Inchieste che hanno portato anche ad arresti sfociati poi con processi e condanne.
 
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