Traffico di organi a Castelvolturno,
anche minorenni tra le vittime

Traffico di organi a Castelvolturno, anche minorenni tra le vittime
di Mary Liguori
Lunedì 7 Gennaio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:38
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Un pugno di naira, tanto costa un ragazzino nella periferia di Lagos o nei sobborghi di Benin City. Un investimento misero destinato a trasformarsi in una miniera. Il piccolo schiavo viene prima usato per il mercato del sesso, poi diventa un «serbatoio» per il traffico di organi. Non solo donne, ma anche ragazzini nella rete dell'orrore della mafia nera. Un filone investigativo internazionale alza il velo su un sub-mondo invisibile che si cela dietro le mura diroccate di alcune delle connection house disseminate nelle oltre 700 costruzioni abusive, e abbandonate, del Litorale Domitio. Sin dal 2016, agenti americani lavorano sotto copertura sulla costa casertana. Seguono la pista del traffico di organi estratti da minorenni che vengono fatti transitare per Castel Volturno sotto la regia del crimine organizzato nero. L'allarme è scattato negli Stati Uniti due anni fa, dopo delle segnalazioni sul sospetto impiego di organi di dubbia provenienza in alcuni ospedali americani. Ciò avrebbe attivato una prima fase di indagini che fa il paio con l'inchiesta che sta impegnando, dal luglio scorso, la task force che vede in campo la polizia e l'Fbi.
 
Un aumento di rapimenti di ragazzini tra i 14 e i 17 anni si sarebbe verificato nelle periferie di Lagos e Benin City dal 2016 in poi. Si tratta di minori già inseriti nel giro della prostituzione nel loro Paese, spesso orfani, o abbandonati da famiglie poverissime o, ancora, scappati di casa. La mafia paga una manciata di naira per «comprarli». Finiscono nel giro della schiavitù sessuale in Europa e, una volta cresciuti, e quindi perso l'appeal su una clientela dal profilo pedofilo, diventano «fonti» per il mercato nero degli organi. Nella «trappola» ci sarebbero anche giovanissimi egiziani. È su questo che starebbero lavorando gli agenti sotto copertura. Monitorato un gruppo di nigeriani che si appoggia a Castel Volturno e si trova in Italia con i documenti in regola. Gente arrivata dalla Nigeria molti anni fa e che sarebbe in contatto con i boss neri delle città statunitensi in cui la mafia nera è particolarmente radicata.

Non è chiaro se le due indagini siano combacianti o se ci sia stato uno scambio di informazioni tra gli agenti americani al lavoro dal 2016 e la task force internazionale impegnata, sotto la regia della Dda, dal luglio scorso. Si sa che dall'estate del 2018 l'Fbi e la polizia italiana lavorano in tandem dopo aver intercettato un anomalo flusso di denaro dai capimafia neri di Atlanta, New York e Chicago, verso soggetti che vivono a Castel Volturno. Un flusso passato per carte paypal, money transfer Western Union, ma anche per i canali di underground banking, i servizi finanziari del deep web. Il «lato oscuro» della rete non indicizzato dai motori di ricerca è il paradiso di molte organizzazioni criminali. Una zona franca in cui circola di tutto. Il ricorso al deep web avrebbe consentito un transito di denaro proveniente, con tutta probabilità, dal traffico di droga e destinato a finanziare la tratta di esseri umani ai fini della schiavitù sessuale e del mercato degli organi.

Quelle sulla mafia nigeriana sono indagini molto complesse che si scontrano con un muro di omertà impenetrabile. È quasi impossibile trovare testimoni tra le migliaia di immigrati africani che vivono sul Litorale. Gli africani hanno paura di mettersi contro il «network» nigeriano. Sono tutti, chi in un modo, chi in un altro, vittime del sistema, anche attraverso varie forme di racket. Tra chi percepisce il pocket money, per esempio, tanti affermano di doverlo usare sotto il controllo dei «capi» che si arrogano il diritto di gestire la spesa alimentare dei propri connazionali e che spesso rivendono gli alimenti agli immigrati senza diritti. Tra coloro che chiedono l'elemosina, poi, molti sono costretti a consegnare il denaro e possono tenere per sé solo un paio di euro al giorno. Il clima di terrore che vivono le ragazze schiavizzate è dunque comune anche agli uomini, in molti sfruttati, a loro volta, per lo spaccio o sui campi. Uno stato di cose che, a Castel Volturno, va avanti da decenni e per il quale, ieri, Giorgia Meloni ha chiesto l'intervento dell'Esercito. In allarme anche il sindaco, Dimitri Russo, «Ignoro i dettagli dell'indagine sul traffico di organi - ha detto - ma non mi meraviglia vista la spietatezza della mafia nigeriana. Lo Stato deve essere più presente».
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