Trappola mortale dopo appuntamento,
così Picone è stato ucciso dal killer

Trappola mortale dopo appuntamento, così Picone è stato ucciso dal killer
di Mary Liguori
Martedì 23 Ottobre 2018, 11:57 - Ultimo agg. 13:46
3 Minuti di Lettura
C'era qualcuno in macchina con Nicola Picone quando, venerdì notte, un killer gli ha sparato sei colpi di pistola mentre era fermo nell'area retrostante un distributore di benzina di viale Europa ad Aversa. Un supertestimone che poi è scappato terrorizzato o la persona che lo ha tradito? Magari aveva un appuntamento con qualcuno di cui si fidava, qualcuno con il quale aveva già fatto affari in passato. Affari legati al giro di auto, un grosso giro quello che gestiva, o a qualcosa che era in itinere, come una piazza di spaccio tutta sua. Stanno lavorando anche su questa pista i carabinieri che, coordinati dalla Dda di Napoli, indagano sull'omicidio del giovanissimo affiliato al clan Schiavone stroncato da una raffica di colpi nella notte tra giovedì e venerdì. Aveva ventisei anni, Picone «'o minorenne» ma era stato vicino a Carmine Schiavone, figlio del boss Sandokan, sin da quando di anni ne aveva appena sedici. Dentro il «sistema» dunque, sin da ragazzino e adesso, forse, aveva iniziato a programmare un futuro al comando. Per questo, forse, è stato finito come un boss.

NON SI SENTIVA IN PERICOLO
Il killer ha agito intorno alle 4 del mattino. Picone aveva già parcheggiato con l'auto rivolta verso la rete che separa la zona del distributore dai campi. Spalle alla strada, dunque, evidentemente non temeva per la sua vita. O, come detto, in viale Europa ci è arrivato con qualcuno di cui si fidava. Magari gli ha sparato proprio la persona che sedeva accanto a lui in macchina. Tutte ipotesi al vaglio degli investigatori che stanno lavorando intensamente per stabilire chi ha ucciso l'«amico» di Schiavone jr e soprattutto per prevenire eventuali altri fatti di sangue.

L'ARMA CALIBRO 45
I proiettili 45 usati per assassinare Picone rappresentano uno degli spunti di riflessione per gli investigatori. Si tratta di un calibro «insolito» per i killer, peraltro «fuori servizio» da tempo, di queste zone. Un calibro usato in passato per uccidere pezzi da novanta della malavita napoletana, come Ciro Scarallo e Ciro Daniele, assassinati nel 2005 alla Sanità durante la guerra tra i Torino e i Misso. Stesso calibro, stesso quartiere di Napoli, per eliminare il boss Pietro Esposito, nel novembre di tre anni fa. Nel caso di Esposito, raccontano i pentiti, la calibro 45 ebbe addirittura una funzione simbolica perché al killer la consegnò personalmente il capoclan Carlo Lo Russo quando gli chiese la testa di Esposito. Il sicario, il 21enne Luigi Cutarelli, commenterà come segue l'effetto di quei colpi sulla sua vittima: «Gli ho schiattato la testa». Nel 2005, come nel 2015, l'oggetto del contendere, alla Sanità, era la droga. Anche per queste analogie ci sono motivi per sospettare che dietro la morte del 26enne ci sia la droga che, a fiumi, inonda Aversa e i comuni limitrofi, un tempo «vergini» da questo punto di vista.

IL GIALLO DEL GIUBBINO
Un giubbino di pelle marrone di taglia media e un paio di guanti di lattice. Erano poggiati su uno dei muri delle palazzine popolari di viale Europa, di fronte al mercato ortofrutticolo dove, pare, in passato Picone fu accusato di essere andato a chiedere il pizzo. Il giubbino e i guanti erano lì la mattina dopo l'agguato, tra le ipotesi quella che il killer se ne sia disfatto dopo avere assassinato il 26enne.

LE PIAZZE DI SPACCIO
I Casalesi avevano una regola: la droga fuori dal loro «regno» e se un affiliato veniva sorpreso a farne uso poteva considerarsi graziato se veniva «solo» allontanato dal clan. Oggi nello stesso circondario di Casal di Principe è attiva una piazza di spaccio. I tempi sono cambiati e nel vortice delle novità c'è un caos gerarchico dovuto al pentimento di Nicola Schiavone, primogenito del boss Sandokan. Con il vertice spaccato, visto che una parte della famiglia ha seguito il pentito mentre il boss e due dei suoi figli sono rimasti nei ranghi, dalle fila del clan si alzano aliti d'ambizione che potrebbero aver portato a scelte autonome rivelatesi fatali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA