Truffa Cassa Edile, la prescrizione
salva tutti: assolti i sindacalisti

Truffa Cassa Edile, la prescrizione salva tutti: assolti i sindacalisti
di M​arilù Musto
Mercoledì 24 Aprile 2019, 15:30
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Tutti assolti per prescrizione di alcuni reati e per la depenalizzazione di altri. Si chiude così il processo nato da un’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere, pm Michele Caroppoli, sfociata poi in un procedimento durato circa otto anni.
Nel 2010 l’ufficio inquirente ipotizzò una truffa alla Cassa Edile per «un’attività di formazione di false deleghe di trattenute dallo stipendio dei lavoratori a favore del sindacato Feneal-Uil inviate alla Cassa Edile a nome di operai del tutto ignari» e spedì agli arresti domiciliari, confermati dal Riesame e dalla Cassazione, Tommaso Di Marco, ex segretario della Feneal-Uil della Campania accusato di associazione per delinquere.
L’inchiesta era partita dalla denuncia di un altro sindacalista (pure lui indagato) che avrebbe consegnato, all’epoca, un po’ di documenti ai carabinieri. I militari avevano quindi iniziato ad ascoltare a campione gli iscritti alla Feneal-Uil: emerse che su 4000 associati circa il 70% non ne sapeva nulla e non aveva autorizzato alcuna trattenuta dallo stipendio. Una tale situazione avrebbe alterato nel comparto edile i rapporti di forza tra i vari sindacati. Chi aveva più iscritti infatti era maggiormente rappresentativo e aveva una forza maggiore quando si siedeva ai tavoli contrattuali.
Ma ieri, è giunta l’ assoluzione per dieci persone pronunciata dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Roberta Carotenuto.
Assolti dopo otto anni fra - indagini preliminari e processo - l’ex segretario del sindacato, Di Marco, ma anche la dipendente della Cassa edile di Caserta, Maria Pia Montanaro di Carinola, Carmine Vanore di Sessa Aurunca, Giovanni Santoro di San Prisco, Raffaele Di Marco di Sessa Aurunca, Alfonso Sepolvere di Santa Maria Capua Vetere, Eugenia Rosaria Petrillo di Caserta, Teresa Rucco di Santa Maria Capua Vetere, Cristiano Esposito e Pasqualina Bruno, entrambi di Caiazzo. L’accusa era semplice: nelle casse del sindacato sarebbero confluiti circa 120 mila euro all’anno e un numero di iscritti «ignari» che aveva fatto lievitare fino a circa 4000 operai gli associati alla Feneal-Uil.
Il tutto - per la Procura - sarebbe avvenuto con il metodo della falsificazione delle iscrizioni. Circostanze e reati caduti nel vuoto sia perchè il tempo le ha «spedite» in prescrizione sia perchè c’è stata la depenalizzazione dei reati. Le ordinanze, all’epoca, erano state eseguite dai carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere. Nel collegio difensivo, per tutti questi anni, sono stati impegnati gli avvocati Renato Iappelli, Giuseppe Stellato, Nicola Leone e Carlo Madonna.
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