Annullata la sentenza di condanna di tre anni e otto mesi di carcere per Giovanni Capozzo di 50 anni, l'uomo accusato di aver ucciso il ladro che si era introdotto nella sua casa il 6 luglio del 2012. La fine dell'Odissea giudiziaria è ancora lontana per l'imputato che risponde anche di distruzione di cadavere. Il corpo del ladro venne ritrovato alcuni giorni dopo il delitto. In primo grado era stato condannato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere a dieci anni di carcere per aver ucciso, in maniera volontaria, a colpi di fucile il ladro che era entrato nella sua villa sfondando la finestra della camera dei bambini. Poi, nel 2018, la corte di Appello di Napoli - terza sezione - aveva ribaltato la sentenza di primo grado condannandolo alla pena di tre anni e quattro mesi di reclusione.
La corte di Appello di Napoli aveva declassato l'omicidio volontario del primo grado in omicidio colposo. Ma ieri, la Suprema corte di Cassazione - terza sezione - ha annullato con rinvio la condanna sulla base dell'istanza di applicare in maniera retroattiva la legge sulla legittima difesa introdotta quest'anno e voluta dall'ex ministro Matteo Salvini. Rappresentato in udienza dai legali Luigi Iannettone e Ercole Di Baia, il proprietario della villa ha già scontato un anno agli arresti domiciliari, ma con la possibilità di recarsi sul posto di lavoro. Ora, si aspetta il deposito della motivazione della Cassazione per tornare - con tutto il fascicolo - alla corte di Appello di Napoli.
Nella sentenza di Appello c'era infatti la precisazione che l'omicida era in presa a uno stato di turbamento, al punto da vedere in pericolo la vita dei figli piccoli che dormivano. E su questo particolare, hanno fatto leva i due difensori. L'imputato fu arrestato dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Piedimonte Matese nel 2012 e fu trasferito in carcere con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Stando alla ricostruzione dei fatti, la notte del 6 luglio di sette anni fa, nel tentativo di sventare il furto, Giovanni Capozzo ammazzò Dashamir Xhepa, 39enne albanese. Successivamente nascose il cadavere del ladro trasportandolo a bordo di un fuoristrada di sua proprietà, nei pressi della località Fosso Lagno di Gioia Sannitica, scaraventandolo in seguito nel fiume Volturno.
Fu poi la moglie dell'albanese a dare l'allarme e a riferire della scomparsa del marito ai carabinieri. Con l'aiuto di Google maps, i carabinieri riuscirono a individuare il luogo del delitto: l'omicida confessò e fece ritrovare il cadavere nel fiume che era intanto rimasto impigliato fra i rami del fiume. Si scatenò la polemica contro una legge che prevedeva condanne altissime. Dopo sette anni e mezzo di processi, discussioni, appelli e ricorsi, è arrivata la decisione della Cassazione che rimette tutto in discussione.
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«Uccise il ladro, fu solo difesa»,
Cassazione annulla condanna
di Marilù Musto
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Sabato 12 Ottobre 2019, 11:43
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