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Ucciso perché rubava al clan
In cella l'assassino di Laiso

di Biagio Salvati
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 26 Novembre 2021, 09:29
3 Minuti di Lettura

Fu ucciso perché faceva la «cresta» sulle estorsioni che eseguiva per conto del clan dei Casalesi e l'ordine dell'esecuzione part proprio da Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco detto «Sandokan». E' stato proprio Schiavone jr, pentito da qualche anno, ad auto accusarsi e a spiegare il movente del delitto di Crescenzo Laiso, eseguito oltre undici anni fa, per il quale ieri è stato arrestato l'esponente del clan dei Casalesi Maurizio Zammariello. sono stati già stati condannati il mandante Nicola Schiavone, primogenito del capo dei Casalesi Francesco «Sandokan» Schiavone, Francesco Barbato e Mario Iavarazzo, tutti collaboratori di giustizia, nonché Mirko Ponticelli, Nicola Della Corte e Bartolomeo Cacciapuoti. Restava però da individuare chi avesse fornito supporto logistico; e proprio dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra cui lo stesso Schiavone jr, è emerso che sarebbe stato Zammariello a partecipare attivamente alle ricerche della vittima, segnalandone gli spostamenti ai killer. Il delitto Laiso fu particolarmente cruento: la vittima designata, mentre era in auto, fu incrociata dai killer in moto che esplosero diversi colpi, ma riuscì comunque a fermare la vettura e a fuggire a piedi, fino ad essere freddato da una raffica. In particolare Schiavone Jr, ha raccontato che fu lui stesso a ordinare l'uccisione di Laiso, accusato di aver trattenuto per sé, senza versarlo nelle casse del clan, buona parte del denaro proveniente dalle estorsioni a commercianti e imprenditori. Le indagini dei carabinieri hanno così permesso di ricostruire la dinamica dell'agguato e i partecipanti; Iavarazzo, Della Corte e Cacciapuoti avrebbero fornito supporto logistico partecipando attivamente alle ricerche della vittima, e segnalandone gli spostamenti ai killer che erano in moto, ovvero il conducente Mirko Ponticelli e l'esecutore materiale Francesco Barbato. Laiso era a bordo di una Smart auto quando fu raggiunto dal commando, abbandonò la vettura e provò a scappare a piedi, ma fu raggiunto da una raffica di proiettili; alla fine fu massacrato con tredici colpi di arma da fuoco.

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Crescenzo Laiso, era il fratello di Salvatore Laiso, detto «Chicchinoss» che, per una pura coincidenza, fu arrestato il giorno dopo l'omicidio del fratello per poi iniziare a collaborare con la giustizia. Entrambi i Laiso gravitavano nel clan dei Casalesi e si occupavano della raccolta del pizzo. Salvatore fu arrestato in quanto ritenuto uno degli esecutori materiali del triplice omicidio di Modestino Minutolo, Francesco Buonanno e Giavanni Battista Papa, uccisi l'anno precedente per uno sgarro ai Casalesi nella gestione delle estorsioni tra Grazzanise e Capua. L'arresto e il delitto del fratello inizialmente fece pensare ad un legame tra i due eventi, poi mai provato. Di questo gruppo, già Ciro Ruffo è morto suicida in carcere in Piemonte e Salvatore Ricciardi fu stato ucciso in un agguato: il suo corpo fu bruciato nelle campagne Carinaro il giorno dell'anniversario della morte don Peppino Diana.

Intanto, i boss dei Casalesi Michele Zagaria, Vincenzo Schiavone alias «petillo» e Antonio Iovine, oggi pentito, affronteranno il rito abbreviato davanti al Gup di Napoli, per l'omicidio di Michele Della Gatta, elemento della cosca ucciso in un lido di Castel Volturno nel 1999. Un delitto di cui non erano mai stati scoperto mandanti ed esecutori, tanto che la relativa indagine della Dda di Napoli si chiuse con un'archiviazione. Il caso si è riaperto grazie al pentito Nicola Schiavone.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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