Ucciso a pugnalate a 14 anni,
il processo è da rifare

Ucciso a pugnalate a 14 anni, il processo è da rifare
di Marilù Musto
Venerdì 20 Settembre 2019, 15:51 - Ultimo agg. 21 Settembre, 17:33
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Omicidio di Emanuele di Caterino, sei anni dopo. Il processo per la morte del quattordicenne pugnalato e ucciso l’8 aprile del 2013 ad Aversa è appena iniziato. Sì, perché quello precedente - che vedeva Agostino Veneziano condannato a 15 anni di carcere - è stato cestinato dai giudici della corte di Appello di Napoli. Si riavvolge il nastro, doloroso, per quei fatti che macchiarono Aversa di sangue e la sconvolsero. Emanuele Di Caterino era uno studente del liceo scientifico «Fermi» di Aversa. Il suo assassino di Villa di Briano aveva 17 anni. Erano entrambi piccoli, troppo. Oggi Agostino ha 23 anni. Emanuele ne avrà per sempre 14.

Ieri, si è tornati indietro nel tempo, nell’aula del tribunale dei minorenni di Napoli. Da un lato la madre della vittima di San Cipriano d’Aversa, Amalia Iorio, il padre Salvatore e i fratelli della madre, rappresentati dagli avvocati Maurizio Zuccaro, Ilaria Grumetto ed Erminio Schiavone; dall’altra, i genitori di Agostino, l’imputato, in aula con il legale Ettore Stravino. Il pm Ciccarelli - che rappresenta l’accusa - ha chiesto e ottenuto che il reato contestato ad Agostino fosse l’omicidio volontario. Ma la difesa del ventitreenne ha subito ribattuto chiedendo che fosse celebrato il processo con rito ordinario, non abbreviato. L’istanza, però, è stata rigettata dal giudice Ferraro che, questa volta, era affiancato da due magistrati a latere. Fu proprio la composizione collegiale dei magistrati giudicanti a indurre i magistrati di secondo grado a rinviare il fascicolo indietro, al tribunale dei Minori.

Dunque, adesso, l’udienza ci sarà, ma sarà in abbreviato. Ed è prevista il 31 ottobre. Sperando che sia la volta buona perché dopo sei anni di battaglie legali, carte bollate e sentenze annullate, non c’è stata ancora giustizia per la morte di Emanuele. Un caso giudiziario come pochi, fatto di vittime e presunti carnefici, dove l’unica sconfitta è la giustizia. Ma come si è giunti all’annullamento della prima condanna? 

Il cavillo nella sentenza iniziale (con pena a 15 anni) era stato trovato dalla corte di Appello di Napoli dedicata ai reati commessi da minorenni. I magistrati si erano rifatti a una decisione della Corte di Cassazione, sezioni unite, del 2014 che prevedeva una sentenza emessa da un organo collegiale per i minorenni. La condanna doveva essere decisa, dunque, non da un unico giudice. Così, Agostino Veneziano, il diciassettenne che ammazzò Emanuele con una coltellata al cuore durante una lite, torna a vestire i panni di imputato.  C'è da dire che nel secondo processo che vedeva Agostino imputato per tentato omicidio nei confronti di altri ragazzi, quella sera, l'imputato è stato assolto. L'assoluzione - emessa dai giudici con presidente Maurizio Pietrantoni -  ha riguardato Veneziano per le lesioni a Giuseppe Zagaria e Luigi Falanga. In realtà il procedimento iniziale era unico, ma fu separato dal pm dell'epoca, Di Addea.

Intanto, Emanuele di Caterino è il nome di un’associazione e di una strada. La madre del ragazzo ucciso è impegnata in progetti scolastici che parlano di lotta al bullismo. Da sei anni a questa parte la sua esistenza è impegnata a diffondere la cultura della non violenza fra i ragazzi. Dopo la morte del figlio ha lanciato un messaggio ai compagni di scuola di Emanuele: «Non legittimate atteggiamenti e azioni di prevaricazione nei confronti di una persona percepita come più debole, ma abbiate rispetto anche della formica che è sotto i vostri piedi».
Da tanto tempo, forse troppo, Amalia Iorio aspetta giustizia.
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